Roma Municipio I
Il Municipio I di Roma Capitale si estende su un’area molto vasta, quasi venti chilometri quadrati, con una popolazione di quasi duecentomila abitanti e una densità pari a 9.840 abitanti per Kmq (dati del 2013 dal sito istituzionale di Roma Capitale). E’ un Municipio unico e diverso da tutti gli altri, popolato come una media città italiana - ad esempio come Parma -– nel cuore della capitale dell’Italia, a sua volta una città di nuovo unica e diversa da tutte le altre. Al suo interno si trovano i quartieri centrali di Roma, situati ai due lati del fiume Tevere che attraversa il Municipio, formando ampie anse: sulla riva sinistra i rioni Campitelli, Campo Marzio, Celio, Colonna, Esquilino, Ludovisi, Sallustiano, Monti, Parione, Pigna, Ponte, Regola, Ripa, S. Angelo, S. Saba, S. Eustacchio, Testaccio, Trevi e parte di Castro Pretorio; sulla riva destra Borgo e Trastevere, i più antichi; oltre a questi, i quartieri costruiti tra fine XIX secolo e inizio XX secolo tra il Vaticano e Monte Mario: rione Prati, il quartiere della Vittoria e parte del Trionfale. In questo Municipio si trova il centro storico vero e proprio di Roma, con il nucleo antico che si estendeva sul territorio costituito dai sette colli: Palatino, Aventino, Campidoglio, Quirinale, Viminale, Esquilino e Celio.
Nel I Municipio si trova l’area archeologica centrale con i suoi innumerevoli siti e monumenti: i Fori, il Colosseo, la Domus Aurea, il Circo Massimo, il Tempio di Vesta, il Teatro di Marcello, i Mercati di Traiano, le grandi Terme imperiali, solo per citarne alcuni. Sono sufficienti i pochi toponimi elencati ad evocare luoghi e avvenimenti fortemente legati ad un immaginario collettivo che non è esagerato definire universale, ed infatti quest’area è inserita nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Immaginario nutrito non solo dalla conoscenza storica ma da innumerevoli opere d’arte, immagini, libri, film e canzoni.
La continuità ininterrotta dell’insediamento umano in questo territorio, dove si alternano fasi di sviluppo e prosperità a quelle di decadenza, che va dall’epoca precedente la fondazione mitica di Roma all’età dei re, a quella romano-repubblicana e imperiale, poi a quella medievale, al periodo del Rinascimento e poi dell’età barocca, e ancora all’epoca ottocentesca con le vicende della formazione dell’Italia unita, di cui Roma diventerà capitale, all’età moderna e contemporanea, si caratterizza e si spiega per la presenza di centri di potere politico e religioso.
La complessa stratificazione degli insediamenti lungo un periodo di quasi trenta secoli, con tutte le tra-sformazioni dovute al modificarsi degli ambienti fisici, all’evoluzione delle vicende storiche e urbanistiche che hanno avuto luogo in questa parte della città, se ne fa un luogo unico al mondo, ne rende la compren-sione tutt’altro che immediata a chi la osserva oggi. La ricchezza e l’importanza del suo patrimonio paesaggistico, monumentale e artistico non è paragonabile a nessun’altra capitale al mondo, ma quanto è possibile per il visitatore che la percorre oggi coglierne i nessi e le relazioni? Rimandando naturalmente ogni approfondimento a guide specializzate, proveremo a indicare qui alcuni elementi utili a suscitare l’interesse per questi luoghi, così come si presentano oggi.
Va ricordato che in questo territorio sono presenti oltre cento musei fra quelli statali e quelli comunali, alcuni dei quali conservano collezioni fra le più importanti del mondo: i Musei Capitolini, Il Museo Nazionale Romano, la Galleria Borghese, il Polo Museale di Palazzo Venezia, La Galleria Nazionale d’arte moderna. All’interno di quest’area, nel rione Borgo – anche se non appartiene giuridicamente al Municipio – si trova il complesso dello Stato della Città del Vaticano.
La fondazione e l’età antica
La vicenda urbanistica di Roma inizia con l’insediamento dei primi abitati sui colli Aventino, Palatino e Campidoglio, alle pendici dei quali, non distante dal mare, si formò un emporio adatto allo scambio di merci (tra cui il sale, di fondamentale importanza) e di bestiame, frequentato dall’VIII secolo a.C. anche da commerciati fenici e greci. Certamente la spinta all'aggregazione degli abitanti fu favorita dalla posizio-ne della città, al crocevia di due importanti strade di comunicazione commerciali: la prima dalle città etru-sche del nord, tra cui Veio, arrivava in Campania dove erano state fondate le polis greche, e utilizzata per lo scambio di materie prime presenti in Etruria contro prodotti lavorati dei greci; la seconda dai monti del-la Sabina arrivava al mare, utilizzata soprattutto per il trasporto del sale, attraverso la via Salaria e la via Campana. Favorirono la nascita di Roma le condizioni privilegiate del luogo, non facilmente riscontrabili al-trove: colline adatte a essere abitate e difese, vicine al mare, clima temperato, un buon approdo sul fiume Tevere, facilitato dal guado costituito dall’isola Tiberina.
Il Palatino è più di ogni altro luogo di Roma legato alle leggende sulla fondazione della città: qui Enea fug-gito da Troia sarebbe stato accolto e la cesta contenente i gemelli Romolo e Remo depositata dalle acque del Tevere nella grotta del Lupercale ai piedi del colle, dove la lupa li avrebbe allattati. La città fondata da Romolo si estendeva su questo colle, dove egli stesso abitò e proprio dove la tradizione pone la Casa Romuli, gli archeologi hanno portato alla luce un villaggio di capanne, a testimonianza dell’occupazione stabile dall’VIII secolo. Questo primo insediamento fondato da Romolo venne successivamente unificato a quelli dei colli vicini, abitati da varie popolazioni - Etruschi, Latini, Sabini - sotto il governo di un unico re a partire, convenzionalmente dal 753 a.C. Romolo fu il primo dei sette re.
Si espande quindi l’abitato con il prosciugamento della paludosa valle del Foro, dove si insediano le attività di scambio, mentre il Campidoglio diventa il centro sacro. La prima cerchia fortificata della città, quella delle mura serviane – dal nome del re Servio Tullio - eretta nel VI sec. a.C. e poi rinforzata ed espansa nel IV sec. a.C., dopo l’invasione dei Galli, fino a misurare undici chilometri, è ancora conservata e visibile qualche tratto, come sulla piazza della stazione Termini. È costruito nello stesso periodo il primo acquedotto extraurbano e quindi la prima strada statale e senza pedaggio, la via Appia fino a Capua. Gradualmente si incrementano le attività portuali e commerciali sul Tevere. Le conquiste territoriali peninsulari ed extra peninsulari accrescono il ruolo politico di Roma, a cui si accompagna un incremento demografico rapido e l’estensione dell’area urbanizzata. Si aprono e si pavimentano le vie consolari, si costruiscono edifici pubblici, come il Circo Flaminio, e si sistemano aree commerciali presso il Tevere: il Foro Boario per il commercio del bestiame e quello Olitorio per il grano; sono eretti i primi ponti in muratura (Emilio e Milvio) e nuovi acquedotti. Al tempo di Giulio Cesare la popolazione raggiunge un milione di persone e quando si avvia la fase imperiale Roma è al centro di un territorio vastissimo.
Con Augusto ha inizio il programma di espansione e riordino urbano della città che egli volle come caput mundi, triplicando il pomerio, il confine amministrativo-giuridico. Si costruiscono l’Ara Pacis Augu-stae (Altare della pace augustea) a simboleggiare la pace e la prosperità raggiunte come risultato della Pax Romana, ed il mausoleo augusteo; il primo oggi è visibile all’interno della moderna, discussa architettura dell’architetto americano Richard Meier, il secondo ancora sottoposto ad un programma di restauri.
Negli anni successivi, con l’avvicendarsi delle diverse dinastie imperiali, si struttura quella che è oggi chia-mata area archeologica centrale, visitata ogni giorno oggi da migliaia di persone.
Nerone edifica il suo palazzo imperiale, la Domus Aurea, su un terreno di risulta, dopo l’incendio del 64 d.C., che distruggerà parte della citta vecchia, riscostruita non senza intenti speculativi. I maggiori lavori di riedificazione si devono alla famiglia dei Flavi, con la realizzazione dell’Anfiteatro Flavio o Colosseo, i Fori della Pace e il Foro Transitorio, il Palazzo imperale sul Palatino, lo stadio di Domiziano, sull’area dove oggi si trova Piazza Navona. L’imperatore Traiano ristruttura l’area tra Campo Marzio e Quirinale, abbattendo la sella che univa questo al Campidoglio (la colonna marmorea innalzata con la narrazione delle campagne belliche condotte dall’imperatore ha un’altezza pari al taglio) e fa costruire l’imponente complesso dei Mercati Traianei, oggi sede di museo. Più tardi si costruirà il ponte Aelius – l’attuale ponte S. Angelo – che collegherà la riva sinistra al Campo Vaticano, dove l’imperatore Adriano erigerà il suo mausoleo, ribattezzato Castel S. Angelo alla fine del VI secolo, per la vicenda del miracolo che avrebbe compiuto l’arcangelo Michele comparendo vicino all’edificio e ponendo fine della pestilenza che aveva colpito la città.
Nel III secolo d.C. si costruiscono altri edifici pubblici, fra cui le terme di Caracalla, oggi luogo di rappresentazioni estive dell’Opera di Roma, e quelle di Diocleziano, le più grandi di Roma, sui resti delle quali oggi è ospitata una delle sedi del Museo Nazionale Romano, fra Piazza dei Cinquecento e Piazza della Repubblica. L’imperatore Aureliano nel 271 d.C. costruisce per la difesa dalle invasioni barbariche una nuova cinta muraria lunga diciannove chilometri, con tredici porte, che inglobava tredici ettari di superfice e una popolazione stimata di un milione e mezzo di abitanti. Oggi, sulla sponda sinistra del Tevere, unico caso fra le capitali europee, si conserva integralmente la cerchia di queste mura urbane erette nel periodo classico; in essa si sono conservate porte antiche e realizzate altre moderne, fra cui, su progetto di Michelangelo Buonarroti, la Porta Pia, nei pressi della quale nel 1870 fu aperta la storica breccia per l’entrata a Roma delle truppe del Regno d’Italia, che sancì l’annessione di Roma all’Italia e la fine dello Stato della Chiesa.
La decadenza della città e la prima affermazione del Cristianesimo
Con l’affermarsi del Cristianesimo, a seguito dell’Editto di Costantino nel 313 d.C., che decreta la libertà di professare la propria religione e pone fine alle persecuzioni dei cristiani, la Chiesa inizia a darsi una propria struttura organizzata, mentre il ruolo politico di Roma decade fino alla perdita del ruolo di capitale dell’Impero, che viene trasferita a Bisanzio. La topografia ecclesiastica si inserisce nel tessuto urbano imperiale, già degradato, modificandolo con la creazione di una rete di tracciati di strade legate ai nuovi centri di aggregazione, le basiliche. Alcune sorgono fuori dalle mura (S. Paolo fuori le mura, San Lorenzo), altre nelle zone periferiche rispetto al centro (Santa Maria Maggiore e S. Giovanni, questa inserita nell’antica Domus Lateranensis) e naturalmente la prima basilica di S. Pietro, fatta erigere dall’Imperatore Costantino sull’area del Circo di Nerone e di una vicina necropoli, dove la tradizione vuole che San Pietro, il primo degli apostoli di Gesù, fosse stato sepolto dopo la sua crocifissione.
Le quattro chiese - S. Paolo fuori le mura, Santa Maria Maggiore, S. Giovanni e S. Pietro – sono le quattro basiliche papali maggiori (le altre due “minori” sono ad Assisi), e hanno speciali prerogative: un altare pa-pale e una porta santa, aperta con un rito speciale dal Papa o da un suo incaricato solo per la durata di un Anno Santo, e svolgono un ruolo importante nella concessione della cosiddetta indulgenza plenaria.
In città inizia dopo il III secolo una crisi che porterà a una fase di decadenza, in cui si riduce fortemente l’area abitata e la popolazione, concentrata nell’area lungo il Tevere, anche per il cattivo funzionamento degli acquedotti. La Roma cristiana, invasa e saccheggiata ripetutamente e colpita duramente durante la guerra gotico-bizantina nel 536, si raccoglie intorno ai luoghi di culto e a tutti gli edifici intorno ad essi, i monasteri, gli ospedali, i centri annonari e di assistenza, fondamentali nel garantire accoglienza ai pellegrini che sempre più frequentemente si recano nella città; le donazioni e il loro soggiorno costituiscono un'importante fonte di entrate per l'economia cittadina. Il vescovo diventa il defensor civitatis, assumendo anche compiti civili di approvvigionamento di derrate e di manutenzione degli edifici. Gradualmente egli riveste un ruolo che darà origine al futuro potere temporale dei papi e allo Stato della Chiesa, costituito dall'insieme dei territori su cui la Santa Sede eserciterà il proprio potere per più di mille anni, dal 754 - anno in cui, con la donazione di territori da parte di Pipino re dei Franchi, se ne costituì il primo nucleo - fino al 1870.
Roma diventa così centro della cristianità, si riordina il crescente patrimonio ecclesiastico e si potenziano le relative proprietà fondiarie e le domus cultae, vere e proprie aziende agricole i cui proventi permettono l’opera di assistenza ai cittadini. Si fortificano le strutture difensive intorno a S. Giovanni e a S. Pietro, qui con la costruzione delle Mura Leonine, la cinta muraria ancora oggi esistente - seppure modificata - che venne eretta dal papa Leone IV tra l'848 e l'852, a protezione del Colle Vaticano e della basilica di San Pie-tro dai saraceni che l'avevano saccheggiata nell'agosto dell'846 e che spesso portavano il loro assedio alle ricche abbazie.
Nei secoli successivi coesisteranno le due forme di potere, quello civile rappresentato dall’Impero bizantino prima e poi dal Sacro Romano Impero (Carlo Magno, sceso in Italia nel 774, sconfisse definitivamente l'ultimo re longobardo Desiderio e nel Natale dell'anno 800 venne incoronato a Roma imperatore del Sacro Romano Impero da papa Leone III) e quello religioso, conteso quest’ultimo dalle famiglie dell’aristocrazia.
Le grandi famiglie occupavano con i loro domini zone diverse della città, dove risiedevano in dimore fortifi-cate e dominate da torri, che costituivano con la loro altezza un segno di ricchezza e potenza. Tra queste i Conti di Tuscolo al Quirinale, poi sostituiti dai Colonna e dai Caetani, i Crescenzi nei rioni Ponte e Parione, dove poi si insediarono gli Orsini, i Frangipane al Palatino e al Colosseo, i Piereleoni a Trastevere, i Conti di Segni al Viminale. Oggi sono ancora esistenti oltre cinquanta torri, emblema dell’età medievale a Roma, in parte ancora conservate, come la torre Caetani che si trova sull'isola Tiberina, presso lo sbocco del ponte dei Quattro Capi, in parte inglobate in altre costruzioni.
La coesistenza di Impero e Papato impedisce l’affermazione di quella civiltà comunale che si verifica in al-tre città italiane. Il Foro non è più sede si attività collettive, la popolazione è ridotta a qualche migliaio di abitanti ed è concentrata intorno al Campidoglio, in campo Marzio e nell’ansa del Tevere. Roma gradual-mente perde caratteri architettonici antichi, crollano o sono riutilizzati gli edifici pubblici - terme e anfiteatri - per insediamenti residenziali. I monumenti vengono spogliati da decorazioni di pregio e di colonne, reimpiegati nelle fabbriche religiose, i marmi trasformati in calce, i bronzi rifusi. Il Pantheon nel 609 fu donato al papa Bonifacio IV e trasformato in una chiesa (Santa Maria Rotonda), primo tempio pagano trasformato in chiesa nella città.
Dal XV al XIX secolo
Dopo un periodo di instabilità e di lotte, in cui la città si impoverisce ulteriormente per trasferimento del papato da Roma ad Avignone dal 1309 al 1377 e poi per la crisi del cosiddetto Scisma d’Occidente, si ripri-stina la potenza della chiesa. E dal pontificato di Innocenzo VII nel 1404 a quello di Pio IX, nel 1878, per quasi cinque secoli si sviluppa a Roma una politica urbanistica mirata all’affermazione del prestigio della Chiesa romana.
La città tornerà a espandersi verso est, rioccupando l’area entro le mura antiche e i colli e ristrutturando la maglia della rete stradale dei quartieri medievali. Il mecenatismo dei papi e la ricchezza delle famiglie dell’aristocrazia, che hanno vincoli familiari e patrimoniali con i pontefici, concorrono alla rinascita in età rinascimentale e barocca della città, che diventa la capitale artistica e culturale dell’Italia. Contribuiscono a nuove sistemazioni delle piazze e degli edifici architetti e artisti come Leon Battista Alberti e Michelangelo Buonarroti, che nel 1534-38 riprogettò completamente la piazza del Campidoglio, disegnandola in tutti i particolari e facendola volgere non più verso il Foro Romano ma verso la Basilica di San Pietro, il nuovo centro politico della città. Anche il complesso del Vaticano e di S. Pietro vengono ristrutturati, l’attuale basilica in sostituzione della prima fu iniziata nel 1506 sotto papa Giulio II e si concluse nel 1626, durante il pontificato di papa Urbano VIII, mentre la sistemazione della piazza antistante si concluse solo nel 1667.
Dove si trovava lo stadio di Domiziano su cui anticamente si svolgevano le battaglie navali, le Naumachie, si struttura piazza Navona, una delle più belle del periodo barocco di Roma: si costruiscono Palazzo Pamphili, la chiesa di S. Agnese in Agone progettata da Francesco Borromini, la fontana dei Quattro Fiumi di Gian Lorenzo Bernini, quella del Moro di Giacomo della Porta e la fontana del Nettuno, con uno scenografico sfoggio di acque che è possibile mostrare grazie alla rinnovata sistemazione degli antichi acquedotti.
Lungo i principali assi stradali sorgono nel XVII secolo le straordinarie chiese barocche di S. Carlino alle Quattro Fontane, S. Ivo alla Sapienza, entrambe progettate da Borromini, S. Andrea al Quirinale da Bernini, S. Ignazio e le chiese di Piazza del Popolo. Questa piazza, una delle più celebri di Roma, luogo che per la sua estensione e centralità, insieme a Piazza S. Giovanni, ospita oggi anche manifestazioni politiche e sindacali, può essere presa ad esempio di "stratificazione" architettonica. Sulla piazza, l’ultima e più grande opera della Roma dei papi affacciano ben tre chiese. La più antica - a lato della Porta del Popolo, aperta nelle Mura Aureliane, già Porta Flaminia perché da qui usciva (e tuttora esce) la consolare via Flaminia - è la basilica di Santa Maria del Popolo, costruita nell'XI secolo, ma restaurata da Bernini con una chiara impronta barocca. La chiesa ospita dei dipinti di grandissima importanza: i capolavori del Caravaggio Conversione di san Paolo e Crocifissione di san Pietro, affreschi del Pinturicchio, l'Assunzione di Annibale Carracci, oltre alle architetture di Raffaello Sanzio e del Bramante. Le altre due chiese gemelle presenti sulla piazza sono Santa Maria in Montesanto e Santa Maria dei Miracoli, con cui se ne rinnova profondamente l'aspetto, impostando una vista scenografica a costituire i poli del cosiddetto Tridente, formato da via del Corso - la via dal ‘700 dei caffè e dei ritrovi illustri e poi, nell’800 sede si negozi alla moda, librerie sedi di giornali - via del Babuino e via Ripetta. Risale infine al periodo neoclassico, nel XIX secolo, con il progetto di Giuseppe Valadier, la forma ellittica attuale della piazza, completata da una duplice esedra e decorata con numerose fontane e statue.
Il Valadier continuò la sua opera di rinnovamento sistemando anche la zona delle pendici del Pincio, rac-cordando Piazza del Popolo e il colle con delle ampie rampe, adornate da alberi e strade carrozzabili, terminate nel 1834. La terrazza del Pincio, alle spalle della quale si estende il grande parco di Villa Borghese, divenne così una delle più celebri passeggiate di Roma, frequentata da allora dal popolo, dalla borghesia, dalla nobiltà, dall'alto clero e dagli stessi papi e oggi una delle mete preferite dai turisti.
Nel XVIII secolo si porta a termine la scalinata di Trinità dei Monti e la sistemazione della Piazza del Quiri-nale, mentre sempre il gusto fastoso dei giochi d’acqua porta nel 1732 alla costruzione della fontana di Trevi, la più grande di Roma e forse una delle più famose del mondo, anche per essere stato nel 1960 il set del film La dolce vita di Federico Fellini con la scena celeberrima in cui Anita Ekberg si tuffa nella vasca.
Roma capitale. Gli sventramenti
L’economia della città attuale e la sua articolazione urbanistica e sociale è legata alla presenza dei centri politici (la presidenza della Repubblica al Quirinale, la Camera e il Senato), delle Amministrazioni centrali dello Stato e dei Ministeri, delle direzioni di banche e assicurazioni, di sindacati e partiti. Inoltre sono con-centrate qui le rappresentanze diplomatiche e gli istituti di istruzione e di cultura stranieri che Roma ospita come capitale dell’Italia. Percorrendo le strade di questo Municipio è costante la presenza di complessi ar-chitettonici di uso istituzionale, che marginalizza la destinazione abitativa e riduce la popolazione residente. In questo ambito, la grande trasformazione della città ha inizio con la storia di Roma moderna, quando dopo secoli di relativa immobilità, a seguito dello spostamento a Roma della capitale prima del Regno d’Italia, poi della Repubblica, si interviene per adeguare la città ai nuovi ruoli amministrativi e politici. Si edificano i quartieri moderni nella zona di Castro Pretorio, dell’Esquilino e del Celio, mentre sulla riva destra si dà inizio al quartiere dei Prati di Castello, con il suo tessuto viario a scacchiera, i suoi palazzi destinati alla media borghesia e la sua vocazione militare (sono presenti qui molte caserme) e giuridico-amministrativa (qui il Palazzo di Giustizia, conosciuto come il Palazzaccio). E’ questo il periodo in cui si avviano i primi sventramenti per realizzare nuovi assi stradali, fra cui via Nazionale a congiungere la zona della stazione e il Tevere; nel ventennio fascista si demoliscono zone del tessuto storico della città per affermare l’idea di grandezza e della rinata “romanità”, con la costruzione di Via dell’Impero, che separa in due parti i Fori e con l’abbattimento della spina di Borgo per aprire via della Conciliazione.
L’attualità
Negli anni più recenti gli aspetti contraddittori e critici della capitale sono continuamente offerti dai media all’attenzione di una platea ormai globalizzata. Il I Municipio è interessato da problematiche cronicizzate presenti contemporaneamente e in contrasto con la ricchezza e quasi la “sazietà” estetica con cui la città continua a offrirsi.
Qui il turismo, con la relativa domanda di servizi come fast food e negozi di articoli a basso costo e souvenir, le attività istituzionali e commerciali sono prevalenti, e determinano la presenza quotidiana di migliaia di persone che transitano nelle vie e nelle piazze, oltre ai residenti, peraltro progressivamente allontanati in zone più periferiche da fenomeni di privatizzazione e di trasformazione di alloggi e uffici a prezzi elevati.
I negozi che si affacciavano nelle strade tra Piazza di Spagna e Via del Corso sono stati gradualmente rim-piazzati o dalle esclusive boutiques di stilisti - fenomeno che rende tutti simili i centri delle grandi capitali europee e internazionali - oppure da negozi di catene commerciali aperti in franchising altrettanto diffusi, con il risultato di una vistosa omologazione.
Resistono, per fortuna, negozi ed esercizi “storici” (uno per tutti, il bellissimo caffè greco in via Condotti, una vera e propria galleria d’arte privata sempre aperta al pubblico), che preservano in parte l’identità di questi luoghi.
Associato e causato da questa antropizzazione esasperata, provocata anche dal pendolarismo di migliaia di persone che si spostano per lavoro ogni giorno verso il centro, è il problema della mobilità, con il traffico sottoposto a ritmi lentissimi e disagi quotidiani, che intasa e inquina ambienti preziosi. Solo recentemente si è decisa la chiusura al traffico privato di via dei Fori Imperiali e dell’area intorno al Colosseo.
Un altro elemento evidente nel I Municipio è la multiculturalità. Dai dati di Roma capitale del 2015 si sco-pre che la più alta incidenza di stranieri sul totale dei residenti si registra qui, con il 24,1%. I più numerosi sono i bangladesi, filippini, romeni e cinesi, seguiti da ucraini, polacchi e indiani. Nella zona dell’Esquilino e intorno alla stazione Termini sono concentrati soprattutto africani e asiatici; anche per questa questione tanti aspetti contraddittori, anche con storie di integrazione decennali, come quella raccontata nel 2017 dal regista americano Abel Ferrara nel documentario “Piazza Vittorio”: la varietà è la caratteristica propria del quartiere, un posto pieno di sfaccettature.
Si può concludere che l’ultimo tratto della Via di Francesco presenta un carattere quasi opposto alle altre tappe, immerse in situazioni naturali e urbanisticamente integrate a esse: qui invece si è proiettati in una dimensione totalmente metropolitana, contemporanea, dove arrivati alla meta è ancora più importante e meno scontato sentirsi investiti dai valori di spiritualità di cui si è alla ricerca.
In questi luoghi sono sempre stati accolti nei secoli gli stranieri e i pellegrini, prima nella città più florida, poi in quella più povera e contratta e ancora di nuovo fastosa e immaginifica. Siamo parte di loro.
Sito ufficiale del Municipio I: clicca qui
Testo: Ida Anna Rapinesi
Foto: Ilaria Voso e Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”