Le origini
“Città Giardino - Aniene” è stato il primo insediamento di epoca moderna nel Municipio Roma - Montesacro. Precedentemente, in età romana, si stanziarono nel territorio oltre l’Aniene componenti di una potente famiglia chiamata Gens Claudia, originaria della città sabina di Regillo.
Al tempo di Romolo, il loro capo era Attus Clausus. Questa famiglia, nella storia di Roma, ebbe modo di ricoprire cariche importanti come il consolato, la dittatura, la censura e la porpora imperiale.
Sempre al tempo di Romolo un altro re dei sabini, Tito Tazio, dichiarò guerra ai romani a causa del famoso “Ratto delle sabine”.
La mediazione delle donne sabine indusse Tito Tazio a dividere il regno con Romolo.
C’è un’altra antichissima storia da ricordare: nel 494 a.C. la plebe si ritirò sul Monte Sacro compiendo un atto di secessione dai patrizi a causa delle ingiuste leggi che li privavano delle libertà.
Questa tradizione fu rinnovata nell’ottocento da Simon Bolivar in occasione del suo giuramento per la libertà dei popoli oppressi del Sud America.
Per tornare in epoca contemporanea la nascita di Città Giardino si rese necessaria dopo la proclamazione di Roma Capitale che comportò la realizzazione di abitazioni per i funzionari del Governo del Regno d’Italia.
La corte, la nuova burocrazia e gli addetti ai servizi del territorio, dopo aver saturato le disponibilità edilizie all’interno della cerchia muraria, si rivolsero dall’inizio del XIX sec. verso la via Nomentana (ex Ficulense).
Dopo l’immobilismo dovuto alla durata della grande guerra (1915-18) e sotto la pressione del conseguente inurbamento di masse di contadini dalla campagna verso la città, fu preso il provvedimento di favorire l’edilizia sia per sostenere l’occupazione lavorativa che per il bisogno d’alloggi.
Con Delibera del Regio Commissario n°1087 del 16/07/1924, ebbe inizio la costruzione del comprensorio “Città Giardino - Aniene”, progettato dall’architetto Gustavo Giovannoni ed ispirato ai principi delle “garden cities” inglesi, che furono teorizzate e patrocinate in Inghilterra da Sir Ebenezer Howard nel libro “Le città giardino di domani” (1898).
Tali principi nel ‘900 ispirarono la costruzione di abitazioni anche in Francia, in Germania e nella stessa città di Roma (Aventino, Garbatella).
I principi fondamentali nella costruzione di Città Giardino, considerata tra le più grandi del mondo, furono: rispetto della configurazione orografica del terreno scelto sulle due alture appena oltre l’Aniene; la rete viaria doveva seguire il più possibile le dorsali delle piccole colline ed il fondo delle valli seguendo il declivio naturale; uso di scalinate per il collegamento in altezza delle strade; lotti di terreno di circa 1.000 mq. per villini unifamiliari o bifamiliari; costruzione di un ponte della Nomentana sull’Aniene; costruzione di una piazza con i servizi pubblici.
La costruzione
Le planimetrie del nuovo quartiere furono progettate da Gustavo Giovannoni nel 1919, ed erano previsti lotti di terreno di circa 1000 mq. ciascuno, con tipologia edilizia di villini unifamiliari o bifamiliari.
I lavori furono affidati nel 1920 al “Consorzio Città Giardino Aniene” costituito dall’I.C.P. e coadiuvato da sette Cooperative di edilizia sovvenzionata: la benemerita Parva Domus, la società cooperativa anonima Impiegati Statali, la società cooperativa L’Italica, la cooperativa Liberi Professionisti, la cooperativa Giornalisti e la cooperativa Casa Nostra.
Un ponte a cavalcavia della via Nomentana sull’Aniene, chiamato Ponte Tazio, dal nome del re sabino Tito Tazio, avrebbe assicurato il collegamento con Roma e piazza Sempione.
La piazza è stata progettata come centro di riferimento architettonico di Città Giardino.
I lavori cominciarono nel 1920 per iniziativa della società privata Unione Edilizia Nazionale e dell’Istituto Case Popolari a seguito di un progetto affidato ad un comitato tecnico presieduto dall’architetto Gustavo Giovannoni e composto da Pirani e Del Bufalo.
La piazza, concepita in stile “medievale”, ha come punto focale il palazzo civico con porticato ad arcate a tutto sesto, sorrette da pilastri in blocco di tufo bugnato ed enfatizzata dalla torre dell’orologio.
Il complesso fu destinato a delegazione municipale, botteghe, scuola elementare, poste e telegrafo ed il progetto fu affidato ad Innocenzo Sabatini, dipendente dell’I.C.P..
L’edificio si sviluppa su quattro piani, di cui i primi tre e la torre dell’orologio risalgono al 1920. L’ultimo piano, costruito negli anni ‘50, non ha stravolto l’impianto architettonico iniziale.
Ha ospitato il Liceo Classico Orazio dal quale fu prelevato lo studente di 19 anni Ferdinando Agnini, ucciso alle Fosse Ardeatine nel 1943.
La chiesa dei SS. Angeli Custodi fu costruita con un contributo di papa Pio XI, che le diede tale nome in ricordo della chiesetta dell’Angelo Custode di via del Tritone, demolita per l’ampliamento della strada.
L’edificio fu ideato dall’architetto Giovannoni in stile cinquecentesco, arricchito da un portale con colonne e finestra - rosone sotto il timpano.
La cupola all’interno è arricchita da affreschi di Aronne Del Vecchio. Nel 1948 fu collocata di fronte alla chiesa la statua della Madonna.
Il servizio di trasporto, all’inizio dei lavori, fu assicurato da un piccolo torpedone che collegava Città Giardino con la Batteria Nomentana da dove si poteva proseguire con la linea tranviaria fino alla Stazione Termini.
Tale servizio nel 1922 fu assicurato da un unico tram. Nel 1925 Città Giardino era dotata di tre linee interne con i numeri 9,17 e 40.
Nel 1924, dai primi 200 villini iniziali, si arrivò a 700 compresa l’edificazione a cura dell’amministrazione fascista dei complessi di via dei Monti Lepini, via Monte Scalambra e via delle Dolomiti - viale Jonio, via Capraia, via Monte Cimino, via dei Monti Cimini e via Monte Fascia – piazza Ischia, via Monte Circeo, via Isola Bella, via Monte Rosa e via Procida progettato dall’architetto Marcello Piacentini – via Monte Berico, via Monte Pollino, via Monte Velino e via della Verna – piazza Monte Baldo, viale Adriatico, via Abetone, via Titano, via Monte Tesoro e via Gargano – piazza Sempione, via Monte Subasio, piazza Menenio Agrippa e via Maiella, per una superficie di un milione e mezzo di mq. ed uno sviluppo di strade per circa 25 km.
Il nuovo quartiere ebbe uno stemma araldico con fondo azzurro, sormontato da una collina d’oro, coronata da otto stelle d’argento a cinque punte con il motto “Nunquam sine luce”. Montesacro e Valmelaina nei nove mesi dell'occupazione tedesca a Roma Sono tredici i cittadini di Montesacro e Valmelaina fucilati dalla PAI (corpo di polizia istituito per l’Africa coloniale) o dalle SS a Forte Bravetta o alle Fosse Ardeatine.
I giovani di Montesacro parteciparono in gruppo agli scontri di Porta S. Paolo dell’ 8 settembre del ‘43 ed alla successiva mobilitazione contro il fascismo e l’occupazione tedesca.
Iniziarono così le azioni di sabotaggio contro i tedeschi ad opera principalmente di due nuclei organizzati della resistenza.
Il primo, formato da uomini collegati al Partito Comunista tramite Giorgio Onofri e Vittorio Mallozzi, era composto dai perseguitati politici Riziero Fantini e Mario Menichetti, dal macellaio Italo Grimaldi, dal fruttivendolo Antonio Feurra e dal muratore emiliano Raffaele Riva.
Molte furono le azioni di disturbo e sabotaggio che si erano verificate nelle borgate a nord - est di Roma, le più importanti sulla via Salaria, dove fu ucciso un motociclista tedesco e sparati colpi di mitra contro le auto degli ufficiali tedeschi.
Atti di sabotaggio si verificarono a San Basilio e Pietralata: a seguito di questi fatti il 27 Ottobre, una compagnia di SS effettuava un ampio rastrellamento a Montesacro, Valmelaina, Tufello e Pietralata di circa 1.000 persone che, incolonnate sulla via Nomentana, furono portate in località Casal Coazzo, dove 346 di loro furono trattenute e trasferite per il lavoro obbligatorio.
Nonostante la protezione offerta dall’ambiente e l’appoggio della popolazione, iniziarono i primi arresti: il primo a cadere nelle mani della Gestapo fu il tenente colonnello Vito Artale che, torturato in via Tasso, trovò la morte alle Fosse Ardeatine.
Subito dopo furono catturati: Italo Grimaldi, Riziero Fantini, Antonio Feurra, Raffaele Riva, Giovanni Andreozzi e Filippo Rocchi, tutti processati e condannati a morte.
Dopo la liberazione di Roma il ritrovamento e l’identificazione delle salme fu resa possibile dalla collaborazione dei lavoratori del cimitero che, di propria iniziativa, avevano annotato la descrizione della salma e la sua collocazione.
Il secondo nucleo si sviluppò tra i giovani di Montesacro, principalmente nel liceo Orazio di piazza Sempione, unico tra i licei romani collocato in periferia.
Sono giovani tra i 14 e 20 anni e ne fanno parte Ferdinando Agnini, Nicola Rainelli, Lallo Orlandi, Franco Caccamo, Girolamo Congedo, Mario Perugini, Luciano Celli e Gianni Corbi.
Il collante del gruppo è l’amicizia sviluppata durante le partite di pallone, le soste in piazza Sempione al bar Bonelli, e le nuotate nell’Aniene presso il Ponte Vecchio.
Le figure più attive sono Ferdinando Agnini e Nicola Rainelli, collegati ad Antonio Pistonesi, Renzo Piasco e Paul Lauffer (medico ebreo austriaco fuggito dal suo paese a causa delle persecuzioni antiebraiche).
Agnini costituisce l’associazione di studenti “ARSI” ed il giornale “La Nostra Lotta”.
L’attività del gruppo si manifestò sotto varie forme, come attentati alle linee ferroviarie, reperimento d’armi e manifestazioni studentesche.
Il 2 gennaio 1944 in un incontro a casa di Pierluigi Sagona, cui partecipano Agnini, Maurizio Ferrara, Carlo Lizzani e Dario Puccini, si decise di costituire un comitato studentesco cittadino: “USI” (Unione Studentesca Italiana) in cui far confluire l’“ARSI “ e che avrà come giornale “La Nostra Lotta”.
Il gruppo fu individuato dai nazisti con la complicità di un delatore: Furono catturati e fucilati Lallo Orlandi, Paul Lauffer, Renzo Piasco, Antonio Pistonesi e Ferdinando Agnini.
In ricordo del sacrificio di questi concittadini sono state affisse due targhe, in via Maiella di fronte al parco di Ponte Tazio e in via Scarpanto all’altezza del civico 31. Oggi Attualmente Città Giardino è inserita nel più ampio quartiere di Monte Sacro ed è confinante con i quartieri di Valmelaina, Casal Boccone e Pietralata, ed è separata dal quartiere Trieste e Nomentano dalla linea ferroviaria Roma - Orte e dal Fiume Aniene.
Lo sviluppo edilizio dopo gli anni ’50 ha cambiato radicalmente l’aspetto urbanistico iniziale: dalla città estensiva con densità di 100 abitanti per ettaro si è passati negli anni ’60 alla densità di 180 abitanti per ettaro.
In tal modo è stata completamente stravolta l’idea della “Garden City”. La memoria di quello che era l’iniziale città giardino, ovvero un susseguirsi di romantici villini circondati dal verde dei giardini ed inseriti in un labirinto di piccole strade e scalinate, si può ritrovare solo in alcuni episodi, come ad esempio nella zona compresa tra v.le Gottardo, v.le Carnaro e piazza Sempione.
La concezione della città giardino viene abbandonata negli anni ’50, dando luogo ad un’espansione disordinata e priva di progettazione urbanistica; solo negli anni ’70, con i progetti dei Piani di Zona, si arriva ad una progettazione integrata tra urbanistica ed edilizia.
Piazza Sempione conserva le caratteristiche architettoniche originali, quali il palazzo pubblico con la torre e gli archi in stile rinascimentale. Particolare interesse riveste v.le Adriatico, realizzato nel 1921, dove si trova l’edificio ex G.I.L., progettato nel 1934 dall’architetto Gaetano Minnucci, che rappresenta un valido esempio di architettura razionalista italiana degli anni ‘30.
Il progetto iniziale prevedeva la casa della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) con refettorio, teatro, biblioteca, palestra e due piscine, di cui una coperta, ed altri servizi per un totale di circa 16.000 mq. Nelle trasformazioni successive vi è stato ricavato un ufficio postale ed alcuni uffici municipali, che hanno modificato in modo sostanziale l’edificio.
Le piscine, anche se riconoscibili, sono oggi abbandonate e fatiscenti.
L’edificio è dedicato a Ferdinando Agnini, studente antifascista e fondatore dell’Usi, che partecipò attivamente alle numerose azioni di sabotaggio contro i tedeschi sulla via Nomentana, via Salaria, Prati Fiscali e Pietralata. Arrestato in seguito a delazione, fu fucilato alle Fosse Ardeatine.
Sempre in v.le Adriatico si trova un ampio mercato coperto, opera di M. Muratori (1958).
Altro interessante isolato è quello costruito dall’ICP su progetto dell’architetto Alessandro Limongelli e localizzato tra piazza Sempione, piazza Monte Baldo, via Gargano e via Abetone.
Fonte web: www.romamontesacro.it
Testo: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
Foto d’epoca: archivio SS Angeli Custodi (n.1, 3 e 7); famiglia Urbani (2, 4, 5 e 6)