Tipologia: sepolcro di epoca romana
Sito Visitabile: esternamente
Indirizzo: Via Nomentana s.n.c., 00141 Roma
Prenotazione visite: presso l’Associazione culturale Il Carro dei Comici
Per info: tel. 3387965614
Note: l’ultima domenica del mese, l’Associazione culturale Il Carro dei Comici, effettua le visite guidate al Mausoleo di Agrippa al Mons Sacer e a ponte Nomentano.
Geolocalizzazione: 41°56'04.1"N 12°32'05.5"E
Dell’antica tomba oggi è visibile la struttura portante in calcestruzzo di tufo di forma cilindrica che poggia su uno zoccolo parallelepipedo.
In antichità si accedeva al sepolcro attraverso l’entrata costituita da un arco a centro rialzato che si apriva sul lato opposto della strada; oggi l’ingresso che dà sul parco di Ponte Tazio è murato. La camera funeraria è di forma circolare con delle nicchie rettangolari.
Il mausoleo era inserito in una vasta area sepolcrale che sorgeva su di un colle compreso tra via Nomentana Vecchia, via Maiella e corso Sempione.
In occasione dell’urbanizzazione della zona (per la realizzazione del quartiere Città Giardino), lo sbancamento della collina portò alla luce un gran numero di tombe.
In epoca medievale il mausoleo fu adibito a torre d’avvistamento.
Di fronte al mausoleo d’Agrippa, a circa 210 metri dal Ponte Nomentano, sono visibili i resti di un altro mausoleo.
La tomba è realizzata in calcestruzzo per un’altezza di 10 metri ed è costituita da quattro parallelepipedi sovrapposti di proporzioni progressivamente inferiori.
Il materiale utilizzato per il parallelepipedo posto più in basso è la selce, mentre per gli elementi sovrastanti sono stati utilizzati spezzoni di tufo giallo.
Il mausoleo, che ha l’accesso opposto alla strada, è di pianta quadrata e presenta una nicchia per lato. La copertura dell’interno è a crociera.
Anche questa tomba era attorniata da mausolei e sepolcri posti alle pendici del Monte Sacro, oggi cancellati dall’urbanizzazione di Città Giardino.
Fonte web: www.romamontesacro.it
Testo: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
Foto: Alberta Manni