Tipologia: sito religioso
Sito visitabile: internamente
Indirizzo: Località S. Giovanni In Argentella n.96 - 00018 Palombara Sabina (RM). A 3 km dal centro abitato e circa 36 km da Roma. È possibile raggiungerla percorrendo una diramazione posta al 34,700 km della strada provinciale 23, detta anche via Palombarese, in direzione di Santa Lucia di Fonte Nuova.
Orario: apertura il sabato dalle 16.00 alle 18.00 e la domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00 (citofonare al custode)
Tel.: 0774 66093
Geolocalizzazione: 42° 3' 19.88'' N, 12° 45' 7.61'' E
Questo illustre monumento affonda la sua storia nell’anno 1000 ed era certamente basiliano. La posizione in cui sorge la Badia è certamente infelice e la insalubrità dipende soprattutto dall’acqua dell’Argentella che gorgoglia sotto l’altare maggiore, nella cripta cruciforme dove i monaci nascondevano la S. Eucarestia e le cose preziose della basilica in tempi pericolosi.
Ai monaci basiliani che fondarono l’Abbazia successero i monaci benedettini che per tre secoli la tennero e resero celebre e potente. Nel 1286 passò per donazione ai Guglielmini e quindi ai Silvestrini. Nel 1445 inizia il declino dell’intero complesso, causato del definitivo abbandono da parte dei monaci. Successivamente fu dato in commenda, ad abati discendenti di casa Savelli fino al 1659, poi ad altri abati e contadini che non ebbero alcuna cura della struttura, causandone la rovina.
L’ultimo cardinale che, visitando l’abbazia nel 1815, ordinò lavori di manutenzione, fu Lorenzo Litta. La contaminazione architettonica tipica della struttura rende difficile datare i vari rimaneggiamenti succedutisi nel tempo, avvenuti quasi sempre con il reimpiego di antichi elementi Comunque l'architettura di S. Giovanni è romanica di derivazione lombarda una delle poche di questo stile nell’Italia centrale. Si accede da un ingresso attraverso la muraglia di cinta in parte distrutta in quella che doveva essere una piazza circondata da un caseggiato che formava la corte prima di entrare in Chiesa. Da qui si passa nel nartece e poi nella Chiesa che è a tre navate con sette pilastri per ciascun lato. I capitelli, le colonne e le basi furono tolti da monumenti romani e sono di tre stili dorico, corinzio o composite. Il ciborio è una delle opere principali dell’abbazia costruito prevalentemente con materiale di spoglio; è composto da baldacchino e tabernacolo, si eleva sopra l’altare mediante 4 colonne ornate con intagli e intrecci fogliari in stile longobardo che ricordano quelle della facciata della chiesa di San Pietro a Spoleto; i capitelli, in stile arabescato in stucco, sono dell’XI-XII secolo. l’Altare maggiore che ha la mensa di pietra massiccia e il paliotto di muro pertugiato a mò di croce greca, ha la fronte verso l’abside e il sacerdote celebrante guarda il popolo. Ai quattro angoli sorgono da terra quattro colonne di cipollino di rodine corinzio e i capitelli sostengono un fregio con cimosa di marmo, sopra cui si innalza una cupola di stucco rotonda alla base. Il suo stile è fra il gotico e il romanico e l’ornato è costituito da un magnifico arabesco a canne intrecciate. Nel 1900 per interessamento del reverendo Luttazi, la chiesa venne dichiarata Monumento Nazionale con Regio Decreto.
Testo: Daniela Imperi
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa