Tipologia: impianto multifunzione contemporaneo, adibito principalmente a uso sportivo
Sito visitabile: esternamente
Indirizzo: Piazza Apollodoro n.10 - 00196 Roma (RM)
Geolocalizzazione: 41° 55' 46.29'' N, 12° 28' 13.11'' E
Il progetto del Palazzetto viene affidato nel 1956 dal CONI all’architetto Annibale Vitellozzi che coinvolgerà Pier Luigi Nervi nella progettazione delle strutture in cemento armato e della copertura di grande luce, divenuto celebre durante le Olimpiadi di Roma del 1960, il Palazzetto è emblematico esempio della sperimentazione del ferrocemento e della prefabbricazione strutturale.
Nato come prototipo di palazzo dello sport di media grandezza ed economico, da proporre identico in ogni città d’Italia, solo successivamente rientra tra le opere olimpiche, di cui diventa ben presto uno dei simboli più noti.
la struttura è stata concepita in maniera molto essenziale: una grande cupola a pianta circolare di 60 metri di diametro sollevata su cavalletti inclinati impostati su una circonferenza esterna di 78 metri.
La copertura, minutamente nervata, troppo costosa da realizzare in opera con tecniche tradizionali, prevede da subito l’utilizzo di elementi prefabbricati in ferrocemento secondo il sistema brevettato da Nervi, di cui è concessionaria esclusiva l’impresa Nervi e Bartoli, che verrà pertanto incaricata della costruzione. Nella sua sperimentazioni Nervi vuole abolire la centina in legno, scomponendo la calotta in pezzi da confezionare a piè d'opera e assemblati sul ponteggio. Costato appena 200 milioni di lire, è costruito in poco più di un anno.
La fondazione è costituita da un anello in cemento armato precompresso. La sala può essere rapidamente e facilmente adattata per manifestazioni di lotta e pugilato (capienza 5.000 spettatori) o di pallacanestro e ginnastica (capienza 4.000 spettatori). Nell'anello perimetrale sono disposti i servizi, i magazzini e l'alloggio del custode.
Fonte: costruirecorrettamente.org
Testo: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
Foto: Ilaria Voso