Il compreso è racchiuso a nord dalle Valli del Farfa e a sud dall'affluente Fosso Riana.
Con una popolazione di 2.623 abitanti, ha una superficie di 16,50 kmq e un’altitudine di 415 m.s.l.m. Le numerosi frazioni sono: Brulla, Capolli, Carlo Corso, Casali, Casesparse, Collano, Cornazzano, Macaiola, San Benedetto, e Monte Santa Maria (acquisito a Toffia nel 1949).
Il centro storico, dalla caratteristica struttura a fuso, è collegato tramite via Roma (1 km circa) alla Via Mirtense.
Rinvenuti nella zona numerosi reperti romani di ville patrizie.
La morfologia collinare tipica sabina, consente un ottimo impianto di olivi (Olio DOP Sabino) dalle diversificate cultivar.
Presenti anche vite e grano.
L'alto sperone di roccia su cui si trova Poggio Nativo, durante le invasioni barbariche divenne rifugio per gli abitanti del posto.
A Donadeo, vassallo dei Conti di Sabina e discendente sembrerebbe della famiglia romana Crescenzi Stefanini, si fa risalire la costruzione del castello, dotato di cinta fortificata e bastioni (1055).
Nei secoli, i rapporti tra l'Imperiale Abbazia di Farfa e i vari proprietari filo papali del Castrum, furono caratterizzati da violenti contrasti per la proprietà di vasti territori sabini.
Documenti storici provano che nel 1159 l'ultimo discendente dei Conti di Sabina, Rainaldo di Sinibaldo, donò il castello alla Camera Apostolica (papa Adriano IV).
Nel 1300, con varie vicissitudini, la proprietà del castello passò dalle monache di San Paolo, ad Andreuccio da Palombara e poi ancora all'Abbazia di Farfa.
Agli inizi del XV secolo i Savelli lo occuparono per crediti non corrisposti dalla Chiesa. Ma questa, in breve, confiscò il feudo e distrusse l'abitato come ritorsione verso i Savelli per il loro parteggiamento con gli Angioini contro gli Aragonesi nella contesa per il Regno di Napoli.
Nel 1438 venne acquistato da monsignor Giorgio Cesarini, trasferito successivamente ai Della Valle, e infine al Capitolo Vaticano.
Nel 1480 i Savelli ne tornarono in possesso grazie a una donazione di papa Sisto IV. Nel 1625 Urbano VIII lo eresse a ducato, ma nel 1633 una crisi finanziaria costrinse i Savelli a venderlo ai Borghese che lo detennero fino al 1816 quando rinunciarono al feudo.
Poggio Nativo divenne così governo di secondo ordine sotto l'amministrazione di Fara Sabina.
Con l'annessione al Regno d'Italia del 1860, il comune venne incluso nella provincia di Perugia; successivamente passò in quella di Roma ed infine (1927) in quella di Rieti.
Nella Frazione Casali di Poggio Nativo, (percorso segnato della Via di Francesco), si incontrano alcuni resti del Castrum medievale di Archipiglione (lato sinistro dell'omonima via che raggiunge -tramite via Carlo Corso - il comune di Toffia) e quello di Santa Balbina (all'incrocio di Via Carlo Corso con la SS 4 Salaria).
Importante, anche se distante dal percorso della Via di Francesco, è il convento San Paolo di Poggio Nativo (42°13'12.3"N 12°48'02.1"E).
Costruito dall'Abbazia di Farfa nel XIII secolo per le monache benedettine o agostiniane, fu oggetto di restauri e ampliamenti nel corso dei secoli (ritrovamenti di sepolture e tegole di terracotta fanno presumere che nelle vicinanze esistesse una villa romana).
Nel 1460, prima dell'assedio da parte delle milizie pontificie contro gli Angioini asserragliatisi nella rocca di Poggio Nativo, Papa Pio II ordinò il trasferimento delle suore a Roma.
Dopo dieci anni di completo abbandono, Pio II (1471) decise di cederlo ai frati Minori Osservanti di San Francesco "perchè abitaldolo ne evitassero la ulteriore rovina".
L’opera di ristrutturazione ed ampliamento, con l'aiuto della popolazione, fu ultimata nel 1482. Nel 1596 passò ai Padri Riformati di San Francesco.
Nel 1698 circa (dopo 26 anni di lavoro) il Convento disponeva di due dormitori (31 stanze complessive), numerose officine sui tre livelli dell'edificio e una libreria di 685 di testi che aumentarono nel tempo.
Oggi, ben conservati, possiamo ammirare i magnifici scanni in legno intarsiato del Coro, marmi con mosaici di fattura cosmatesca e affreschi di pregevole fattura.
Sito ufficiale del Comune di Poggio Nativo: clicca qui
Fonte web: Comune di Poggio Nativo; SIUSA archivi Beni Culturali; VisitaLazio;
Testo:Giuseppina Nucci
Foto: Alberico Ceccarelli