Fontecolombo: siamo vicini alla piccola città di Rieti, in quella che è chiamata la Valle santa, perché segnata molte volte dalla presenza di san Francesco d’Assisi, che vi giunse già nel 1209, agli inizi del suo percorso evangelico.
Questo è uno dei quattro luoghi nei quali il Poverello ha sostato più volte e che custodisce la memoria di due date della sua vita: anzitutto il 1223, l’anno in cui Francesco, insieme ai compagni, scrive l’ultima Regola dell’Ordine, quella definitiva, detta la Regola bollata, perché approvata dal Papa con bolla pontificia.
A proposito di questo avvenimento, mi piace ricordare il luogo in cui Francesco si ritirò per riflettere, pregare e infine scrivere la Regola, per mano di frate Leone: una piccola grotta che si trova al di sotto dell’antica Cappella, detta della Maddalena, nella quale egli partecipava alla s. Messa e alla preghiera comune.
La grotta non è un luogo chiuso, ma una fenditura nella roccia, che parla per lui di due eventi descritti nella Bibbia: alla morte di Gesù, dicono i Vangeli, vi fu un grande terremoto e le rocce si spezzarono e lui, Francesco, si nasconde con tutto sé stesso, anche corporalmente, in questo mistero di dolore!
Non si interroga, come facciamo noi, circa la verità scientifica di quanto ricordato, ma fa una lettura simbolica della realtà e si sente, nella fenditura della roccia, dentro questo evento della vita di Cristo e questo gli parla, al tempo stesso, non solo della passione dolorosa, ma anche e prima della passione amorosa, dell’Amore di Dio per noi: nel Cantico dei Cantici il popolo di Dio, come sposa paragonata ad una colomba, si nasconde nelle fenditure della roccia per aspettare e incontrare l’amato, lo Sposo. E Dio tanto ci ha amato e ci ama, da dare la Sua vita per noi!
Quindi, entrando nella fenditura della roccia per pregare, per meditare, Francesco si trova dentro il mistero dell’amore e del dolore, e il secondo non è comprensibile senza il primo – come non lo sarebbe neppure il Cristianesimo stesso -. È proprio questo che il santo chiede a Gesù prima di morire: di provare, per quanto possibile, il dolore che Lui provò sulla croce, ma anche l’amore per cui diede la vita per noi! Francesco non è un dolorista, ma un innamorato che conosce e sostiene con amore le sofferenze della vita!
Il “fare penitenza” di cui egli ci parla nel suo Testamento, è anzitutto un prendersi cura dei più poveri e dei più fragili, rappresentati dai lebbrosi: da quando abbracciò il lebbroso, da quel giorno Francesco smise di adorare sé stesso!
Poi, Fontecolombo ci riporta al 1225, anno precedente alla morte del santo: Francesco venne qui perché malato agli occhi e ormai cieco a causa del tracoma, un’infezione batterica, che ha un processo molto doloroso e progressivamente conduce alla completa cecità! Eppure, cosa mirabile, Francesco non perse mai la vista per l’essenziale e con il cuore e la fede vedeva meglio di un’aquila e conobbe i misteri di Dio e il cuore dell’uomo.
Per ora ti lascio con il saluto rivelato dal Signore a s. Francesco: “Il Signore vi dia pace!” …e ti aspetto a Fontecolombo!
fra Aldo La Neve
Indirizzo: Via Fonte Colombo n.40 - 02100 Rieti (RI)
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Telefono: +39 347 2938643 (Fra Aldo)
Numero dei posti letto: n.15
Servizi offerti:
Possibilità di uso cucina; ospitare pellegrini con disabilità motoria; possibilità di ospitare animali; ricovero bici.
Bagno esterno in comune.