Tipologia: ex sito religioso
Sito Visitabile:internamente
Indirizzo: Via Bernardo da Chiaravalle 02045 Greccio (località Spinacceto)
Per info: cell.3341838432
Sito web: Abbazia di San Pastore
Note: il sito è oggi proprietà privata ed utilizzato per eventi e attività alberghiera
Geolocalizzazione: 42° 25' 52.56'' N, 12° 45' 33.77'' E
E’ un ex monastero cistercense sito tra Greccio e Contigliano, non distante dall’abitato di Spinacceto.
La sua costruzione risale alla seconda metà del XIII secolo, quando su mandato del cardinale Goffredo Costiglione venne operato il dislocamento del monastero di San Matteo dalla località di Monticchio, piccola altura in prossimità di Rieti, interessata dalla malaria che imperversava nella piana.
La nuova abbazia, che prese il nome dalla località in cui venne edificata, ebbe un periodo fiorente nel XIV secolo, godendo di buoni rapporti con il capoluogo reatino, di cui più di un monaco fu fatto tesoriere.
Già sul finire del Trecento iniziò però la sua decadenza a causa di cattiva amministrazione e degrado morale, nonché per saccheggi e devastazioni subite.
Nel 1373 Papa Gregorio XI vi inviò l’Abate di San Lorenzo fuori le Mura con lo scopo di riformare l’istituto e ripristinare il rigore, ma senza esito duraturo.
La situazione di degrado si accentuò nel secolo successivo, fino a che nel 1426 l’Abbazia fu data in commenda.
Il patrimonio passò in mano ai diversi commendatari che si succedettero su nomina pontificia, tra i quali il solo cardinale Silvestro Nobili si curò di accrescerlo, facendo anche realizzare lavori di restauro e manutenzione al complesso.
Nel 1561 i Cistercensi, che già avevano dato il via a un esodo progressivo, abbandonarono definitivamente San Pastore.
Nel 1580 il monastero fu ripopolato con l’arrivo dei Canonici Regolari Lateranensi.
Varie vicissitudini, tra cui di nuovo lo spopolamento dei Lateranensi nel Seicento, l’invasione napoleonica alla fine del Settecento e infine la vendita nel 1843 ai marchesi reatini Potenziani, portarono alla definitiva rovina degli edifici che finirono in stato di abbandono e furono depredati a più riprese.
Solo nel 1988 gli attuali proprietari si impegnarono in una onerosa opera di recupero, trasformando il monastero in un complesso per cerimonie, convegni, ricevimenti e attività culturali, oltre a strutturarlo anche per l’attività ricettiva alberghiera.
Il complesso si articola attorno a un chiostro centrale, comprendendo una grande chiesa, gli appartamenti abbaziali, più altri ambienti dedicati alla comune vita monastica quali la sala capitolare, il parlatorio, la sacrestia.
Il chiostro si presenta nella veste data dal restauro del 1638 operato dai Canonici Lateranensi, con rivestimenti in cotto.
L’aula capitolare conserva nelle volte a crociera tracce di affreschi risalenti al XIV secolo, presenta due bifore e vi si accede per un arco a sesto acuto. La chiesa costituisce l’elemento di maggior spicco nell’architettura del monumento, per la sua imponente solennità e la particolare disposizione degli spazi interni.
Vi si accede dalle entrate laterali, mancando di una vera facciata.
Ha un grande impianto a croce latina con tre navate a cinque campate, con le due laterali separate dalla centrale per mezzo di grandi pilastri quadrangolari. Presenta un transetto a tre campate di notevoli dimensioni, dovuto alla pratica cistercense di tenere separati gli spazi a disposizione dei fedeli da quelli riservati ai monaci.
Sono presenti due cappelle, alle quali si accede tramite il coro di forma quadrata.
Dietro l’abside è presente una grande torre campanaria, che era verosimilmente utilizzata anche per l’avvistamento.
Il recente ripristino ha restituito parte dello splendore dell’antica abbazia, ed è possibile cogliere l’equilibrio nei rapporti tra gli stili dei diversi interventi operati nel tempo.
Testo: Raffaello Conti
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”