Roma Municipio XV
Il XV Municipio, situato a nord nord-est di Roma su una superficie di 18.670 ettari, è abitato da una popola-zione di quasi 160 mila abitanti e ha una densità di 856,9 ab/kmq. E’ suddiviso in quattordici aree urbanisti-che. Si tratta di un territorio molto esteso ed estremamente eterogeneo, in parte sviluppato all’esterno del Grande Raccordo Anulare.
In esso coesistono zone urbane consolidate che nell’area più prossima al centro, quella intorno a Ponte Milvio, presentano anche standard abitativi di pregio, mentre verso nord e oltre il Grande Raccordo Anulare, accanto ad aree di campagna urbanizzata si trovano vaste distese dell’agro romano e ai piccoli centri medioevali si alternano borgate abusive. Lungo i tracciati delle vie consolari Cassia e Flaminia, che si diramano subito a nord di Ponte Milvio e che hanno segnato in modo indelebile con la loro presenza le vicende storiche ed economiche del territorio, si sviluppano nuclei abitativi recenti.
Il XV Municipio comprende parte dei quartieri della Vittoria e Tor di Quinto e gli omonimi i suburbi, oltre alle località extraurbane La Storta, Cesano, Tomba di Nerone, La Giustiniana, Isola Farnese, Grottarossa, Labaro, Prima Porta e Polline Martignano.
Fino agli anni trenta del secolo scorso la zona di Tor di Quinto - che sembra prenda nome da una torre oggi ridotta a rudere, eretta alla fine dell’VIII sec.d.C. al V miglio dalla Porta Ratumena a difesa della strada e del Tevere - era considerata praticamente fuori città. L'ultimo tratto urbanizzato prima di raggiungere Tor di Quinto era il piazzale di Ponte Milvio, e per mezzo del tram 101 (per i romani "er tranvetto" o anche "er 101") si giungeva ad una delle propaggini settentrionali del quartiere, ossia il capolinea di via dei Due Ponti. Il toponimo deriva dalla presenza di due ponti attraverso i quali la via Flaminia scavalcava i fossi dell’Acqua Traversa e della Crescenza, zone considerate periferiche, anche se da Ponte Milvio (si veda la scheda dettagliata) si potevano raggiungere facilmente i quartieri medio-alti dei Parioli o medio borghesi del popoloso quartiere Flaminio.
Attorno a Ponte Milvio risiedeva la classe medio - bassa operaia e artigiana, e a Tor di Quinto, a causa della vocazione più rurale e quasi "fuori porta" dei luoghi, abitavano classi modeste e ancora legate ad attività contadine, con la presenza dei vignaroli, gli orticoltori che operavano proprio in quelle zone ove ora vi sono abitazioni o palazzi. Fino allora nella zona non c'erano case organicamente distribuite, ma una sorta di villaggio sparso su un territorio che andava da quello che oggi è corso di Francia (la grande via in parte sopraelevata che dal centro va verso nord alla confluenza tra Via Cassia e via Flaminia), dove alcune vecchie case del periodo sono ancora visibili, a via dei Due Ponti.
Il nucleo che divenne maggiormente urbanizzato con insediamenti abitativi nei primi anni del Novecento con una partecipazione rilevante dell'Istituto Case Popolari fu proprio quello nella zona intorno a Ponte Milvio. Le trasformazioni più importanti, invece, per quanto riguarda l’assetto urbanistico dovuto a opere a carattere pubblico della zona che si affaccia alla riva destra del Tevere, sono quelle del Piano Regolatore del 1931 e gli interventi a scala urbana che presero l’avvio nel periodo fascista, con la costruzione dell’attuale Foro Italico (già Foro Mussolini), un vasto complesso di edifici e impianti sportivi immersi nel verde della collina di Monte Mario, e l’area della Farnesina, entrambi prospicenti la riva del fiume all’altezza degli attuali Lungoteveri Diaz e Cadorna.
Il Palazzo della Farnesina, dal 1959 sede unica del Ministero degli Esteri (prima disperso in tredici luoghi diversi), fu iniziato nel 1937 dagli architetti Enrico Del Debbio, Arnaldo Foschini e Vittorio Ballio Morpurgo, autori del progetto che vinse il concorso per la realizzazione di quello che sarebbe dovuto essere il Palazzo del Littorio, la sede del Partito Nazionale Fascista. I lavori furono interrotti nel 1943 e ripresero nel 1946. L’edificio ha una cubatura di 720.000 metri cubi e ha milletrecento stanze; è insieme alla Reggia di Caserta, uno degli edifici più grandi d’Italia. Intorno si estendono gli spazi verdi del Parco della Farnesina, all’interno del quale si può percorrere il sentiero Natura Collina della Farnesina, attrezzato con bellissimi affacci pano-ramici sulla città.
Per l’approfondimento sul Foro Italico, che rappresentò uno dei più importanti interventi del regime con l’intento di fondere l’idea dell’importanza dell’attività sportiva e la formazione ideologica, iniziato nel 1927 sempre su progetto di Del Debbio, si rimanda alla scheda di dettaglio.
Negli anni cinquanta e negli anni sessanta, con l'espansione della zona nord della città, Tor di Quinto co-nobbe nuovamente un forte impulso edilizio-urbanistico
La storia
Nella zona più settentrionale del Municipio XV, a circa quindici chilometri dal centro, si può visitare il sito archeologico dell’antica città etrusca di Veio. Definita pulcherrima urbs ("città splendida") dallo storico lati-no Tito Livio, fu tra i maggiori centri politici e culturali dell'Etruria meridionale tra il VII ed il VI secolo a.C. L’area della città antica riveste oggi grande interesse archeologico e naturalistico ed è inserita nell’itinerario di visita del Parco Regionale di Veio.
La città etrusca entrò in competizione con Roma fin dall’VIII sec. a.C. per il controllo del territorio. Con la sconfitta della città (data tradizionale 396 a.C.) i Romani, oltre ad abbattere il loro principale nemico, espandono di oltre un terzo il loro territorio, entrando in possesso dell’Ager Veientanus che sarà distribuito in tre fase successive alla popolazione nel corso dei primi anni del IV secolo a.C., includendo sia cittadini romani che coloni veientani che afferiscono a nuove tribù appositamente istituite, a cui vene data la cittadinanza romana.
L’organizzazione data dagli etruschi al territorio non fu modificata con questa nuova lottizzazione, rima-nendo inalterato l’insediamento agricolo sparso e di medie dimensioni. I Romani anzi incrementarono la produzione agricola dei fondi legandola al fabbisogno dell’Urbe, attraverso la costruzione di nuove strade: la via Clodia –oggi Braccianese – la Flaminia e la Cassia. Alla fine del I sec.d.C appare la villa rustica, una re-sidenza di campagna con le prerogative però di costituire contemporaneamente una sede e di rappresen-tanza. Non solo in quelle più grandi e lussuose, ma anche nelle ville minori si edificano bagni termali, si ap-prontano ambienti riccamente decorati con mosaici e affreschi e si edificano mausolei gentilizi, come chiaro segnale della prosperità economica acquisita dai proprietari terrieri.
Le ville rustiche prosperano sino al III sec.d.C., quando il periodo economicamente depresso noto come crisi del terzo secolo provocò l’abbandono delle strutture con maggiori oneri di manutenzione e il ritorno all’uso di semplice pascolo dei terreni prima coltivati. Da questo periodo diventano più rare le testimonianze archeologiche ed epigrafiche, fino ad arrivare all’VIII secolo in cui, grazie all’iniziativa di riorganizzazione di papa Adriano I, inizia a funzionare l’istituto delle domuscultae, come in altre zone intorno alla cinta urbana di Roma. Con questa definizione si intende una struttura produttiva simile a quella della villa romana, ma di grandissima estensione, con la quale si avviò una sistematica e ampia attività assistenziale a beneficio degli abitanti della città.
A partire dal XIII secolo e per tutta l’età medievale le testimonianze documentali attestano la formazione di proprietà via via più frazionate, in mano sia ecclesiastica che nobiliare (le attività delle famiglie degli Or-sini, Giustiniani, Crescenzi, Farnese, Borghese, Giustiniani sono rintracciabili nei toponimi e nelle risistema-zioni delle architetture). Particolarmente ricco è il patrimonio della Basilica di S.Pietro che parte dai Prati di Castello e comprende la zona di Tor di Quinto, la Tomba di Nerone, i terreni intorno a Pietra Pertusa e a Malborghetto.
Le lotte tra famiglie e il passaggio degli eserciti rendono meno sicura la situazione nelle campagne e il mantenimento dei fondi. Nel XVI secolo fenomeni di calo demografico alternato all’espansione di zone paludose e malariche e il rarefarsi delle strutture insediative riescono ancora ad essere compensati nell’economia del territorio dalle frequentazioni delle vie consolari per ragioni commerciali. I collegamenti con Firenze attraverso la via Cassia e con Ancona attraverso la via Flaminia sono particolarmente importanti per Roma e lungo i tracciati funzionano come in età romana stazioni di posta con annesse osterie, alberghi, stalle e piccoli borghi, fino a che l’abbandono delle campagne e il banditismo rendono insicure queste tratte e non si mantengono più in efficienza le strade. Gran parte delle tenute fra Cassia e Flaminia sono lasciate a pascolo o a taglio del legname.
Nel 1810 la Consulta straordinaria di Roma classifica tutti i piccoli centri del territorio zona rurale. Va con-siderato che lo spopolamento e l’abbandono delle terre hanno permesso la permanenza e la successiva scoperta delle numerose testimonianze archeologiche.
Le vie consolari e gli insediamenti di oggi
La via Cassia, che prese il nome dal console Lucio Cassio Longino, fu costruita tra il 117 e il 107 a.C.; colle-gava Roma con l’Etruria centrale e meridionale e nel Medioevo divenne la principale via di comunicazione dalla Francia per i pellegrini che si recavano a Roma come via Francisca o Francigena. Nel tratto della strada entro il Comune di Roma, che si snoda attraverso paesaggi di colline di tufo e di rigogliosa vegetazione, l’intervento umano è stato molto forte. Sino a Isola Farnese gli insediamenti appaiono senza soluzione di continuità, alternando zone residenziali di lusso – Olgiata, Vigna Clara, Le Rughe, utilizzate come primi nu-clei abitativi di grande pregio per elevare speculativamente i valori delle rendite fondiarie intermedie - a zone di abusivismo incontrollato. Sono però ancora presenti spazi intatti dell’Agro romano, punteggiati di casali, come la Giustiniana, con la presenza di torri medievali (la Torre della Castelluccia e la Torre Spizzichi-no ) e come Isola Farnese, piccolo borgo di origine medievale situato su una rupe tra forre profonde, dominato dal castello Farnese.
La via Flaminia fu realizzata nel 220- 219 a.C. da Gaio Flaminio Nepote per collegare Roma all’Italia setten-trionale fino a Rimini seguendo la valle del Tevere. Lungo il percorso, partendo da Ponte Milvo verso nord, si incontra prima l’insediamento produttivo di Tor di Quinto, e quindi un centro residenziale, Saxa Rubra, toponimo originato dai sassi dal colore rossastro del tufo locale e “statio” di posta romana; qui, dove iniziò la battaglia tra Massenzio e Costantino terminata a Ponte Milvio, è stato realizzato negli anni novanta il più grande centro di produzione della Rai con l’omonimo nome. Proseguendo si trova la villa romana “ad galli-nas albas”, appartenuta a Livia, la sposa di Augusto, dove furono ritrovate le meravigliose pitture affrescate con soggetto di giardino oggi al Museo Nazionale Romano. A circa sedici chilometri da Roma si trova l’interessante Casale di Malborghetto, complesso architettonico che ingloba le strutture architettoniche antiche di un arco quadrifronte, eretto sempre da Costantino, versione “periferica” di quello al Foro Romano.
Il monumento, con la chiusura dei fornici, fu trasformato nella torre principale di un borgo divenuto fortifi-cazione nel medioevo. Negli anni ottanta è stato acquisito dallo Stato e ristrutturato secondo un progetto di grande suggestione, oggi raccoglie le testimonianze archeologiche dalla Via Flaminia ed è visitabile.
Sito ufficiale del Municipio XV: clicca qui
Testo: Ida Anna Rapinesi
Foto: Danilo D’Anto’