Tipologia: struttura risalente ad epoca romana
Sito visitabile: esternamente
Indirizzo: Ponte Milvio - 00196 Roma (RM); le testate del ponte si affacciano su Piazza Ponte Milvio (riva destra del Tevere, quartiere Tor di Quinto) e su Piazza Cardinale Consalvo (riva sinistra, quartiere Parioli).
Sito web: Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali; Vigna Clara Blog
Geolocalizzazione: 41°56'05.0"N 12°28'02.3"E

Ponte Milvio, uno dei più antichi di Roma, è ricordato con questo nome per la prima volta da Tito Livio riguardo alla battaglia del Metauro (207 a.C.) e in seguito (312 d.C.) per quella tra Costantino I e Massenzio. Nelle campagne intorno al ponte si infatti combatté la battaglia decisiva fra i due condottieri e i rispettivi eserciti. Secondo la tradizione, Costantino vide apparire nel cielo un segnale prodigioso prima che iniziassero gli scontri: una croce e la scritta “ἐν τούτῳ νίκα”, “In hoc signo vinces” (in questo segno vincerai). Nella notte successiva Cristo gli apparve in sogno, ordinandogli di adottare il simbolo cristiano del chi-rho, XP, detto anche monogramma di Cristo, nei labari, le insegne che avrebbero accompagnato l’imperatore in battaglia e sotto questi “segni” i soldati sconfissero Massenzio, dando inizio alla conversione al cristianesimo dell’imperatore e della sua corte.
Il ponte attuale in muratura è stato realizzato nel 110-109 a.C. dal censore Marco Emilio Scauro, a sostituzione del primo ponte di legno del III secolo a. C. Chiamato in origine Mulvius e poi Milvius, si corruppe nel Medioevo in Molbius e Mole fino a Molle, ancora presente nella dicitura popolare. Secondo altre versioni, il termine Ponte Mollo deriverebbe dal fatto che è il primo ponte a essere sommerso dall’acqua delle piene del fiume Tevere.
L’aspetto attuale è frutto di numerosi riadattamenti avvenuti nel corso dei secoli. Il ponte, costruito in tufo di Grotta Oscura nel nucleo e pietra sperone nel rivestimento, aveva quattro archi con ghiere in travertino - che si conservano in due delle arcate verso la sponda sinistra - e due arcatelle, sostituite già in antico con passerelle mobili di legno. Dopo ripetute distruzioni e modifiche, Giuseppe Valadier progettò nel 1805 la sistemazione che si vede oggi, collegando le sponde con due nuove arcatelle in muratura, più basse di quelle centrali, e trasformando il torrione quadrato settentrionale che ne rinforzava le estremità in porta fortificata in stile neoclassico. Una delle arcate centrali, quella settentrionale, fu fatta saltare dai garibaldini nel 1849 per ostacolare l’avanzata dei francesi e quindi restaurata da Pio IX. I piloni sono provvisti di frangiflutti a base triangolare e di aperture ad arco, necessarie, in caso di piena per un miglior deflusso delle acque.
La testa del ponte dal lato sinistro è ornata dalle statue marmoree del presbitero polacco Giovanni Nepomuceno di Agostino Cornacchini (1731) e dell’Immacolata di Domenico Pigiani (1840). A destra, all’imbocco del ponte, prima della porta di Valadier, si trovano le copie delle due statue del gruppo “Il battesimo di Cristo” che Francesco Mochi scolpì nel 1633, i cui originali si trovano ora nel Museo di Roma di Palazzo Braschi. La forzata divisione delle due figure – che originariamente rappresentavano correttamente il gruppo del Cristo che riceve l’acqua dalla mano del Battista – sembra essere dovuta alla volontà di rigore ed estrema simmetria di Valadier, che non trovò altra soluzioni nella ricerca opere da collocare sul ponte e che ancora oggi, per quella divisione di pochi metri tra i due protagonisti, suscita non poca meraviglia e ironia.
Nel 1951 il traffico veicolare è stato ridotto perché indirizzato al vicino Ponte Flaminio di nuova costruzione, mentre dal 1978 il ponte è completamente pedonalizzato.

Testo: Ida Anna Rapinesi
Foto: Ilaria Voso

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