Tipologia: sito archeologico 
Sito Visitabile: esternamente 
Indirizzo
via di Castelchiodato snc, 00015 Monterotondo (RM) 
Per info
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Tel
069091245 
SitoArcheoclub Mentana-Monterotondo
 
Note
aperta la seconda domenica di ogni mese dalle 10:00 alle 13:00 (escluso luglio ed agosto e in coincidenza con festività) o su richiesta. 
Geolocalizzazione:
42° 3' 19.86'' N, 12° 38' 31.96'' E

L’area archeologica della via Nomentum-Eretum è situata all’interno della Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco, in località Tor Mancina (Monterotondo, RM), nel terreno del CRA (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura).
Durante gli scavi è stato portato alla luce un tratto di strada basolata che in epoca romana da Nomentum portava ad Eretum congiungendo così la via Nomentana con la via Salaria. 
Inoltre sono stati rinvenuti vari edifici funerari datati tra il I sec. a.C. - I sec. d.C. e il II-III sec. d.C., che attestano l’antica usanza romana di posizionare le sepolture ai lati delle strade.
Tale sepolcreto è caratterizzato da una varietà di edifici funerari in quanto a dimensioni e materiali utilizzati, come testimonianza della diversa condizione sociale dei defunti.
I materiali ritrovati durante gli scavi archeologici sono stati raccolti all’interno della collezione del Museo Archeologico Territoriale di Monterotondo.

Testo: Nadia Coccia 
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”

 

Tipologia: sito archeologico
Sito visitabile: esternamente poichè di proprietà privata.
Indirizzo: terzo chilometro della strada provinciale 35/D che collega Palombara alla via Salaria (Località Grotta Marozza) 
Note: al momento i resti del castello si possono osservare da lontano, poiché non sono stati messi in sicurezza, risultando quindi pericolosi per i viandanti. 
Geolocalizzazione: 42° 3' 58.43'' N, 12° 39' 11.86'' E

Grotta Marozza è una località della campagna della provincia di Roma, in cui si evidenziano ancora resti di un antico insediamento feudale abbandonato verso la fine del XIV secolo, anche se vi si ritrovano tracce della presenza umana fin dall’epoca pre-romana.
Il sito comprende anche cisterne e condutture sotterranee di età romana, relative alle aquae Labanae (antiche sorgenti termali con acqua sulfurea).
Poco prima del suo declino, tale feudo contava circa 400 abitanti ed ospitava una parrocchia con due chiese e due sacerdoti. Delle poche testimonianze di origine feudale rimaste, si evidenzia il rudere di un castello in pietra, costruito su una collina che dominava l’antica Via Nomentana, una posizione strategica per i commerci ed il controllo del territorio.
Da secoli tali rovine vengono definite “Il castellaccio”, per l’immagine abbandonata e desolata che ne emerge.
L’antico rudere posto in posizione sopraelevata, è ciò che rimane dell’incastellamento (cinta muraria e torre) di un piccolo borgo, iniziato già nel X secolo e fortificato nel XIII secolo ad opera della famiglia romana dei Capocchi.
Il rudere può essere visitato dopo una breve e semplice ascesa alla collinetta su cui è posto, al lato della Via.
Bisogna porre attenzione però nell’esplorazione dato che è pericolante. Intorno si possono cogliere vedute su Palombara Sabina con il Monte Gennaro alle spalle, sulla Macchia di Gattaceca e sull’abitato di Sant’Angelo Romano.
Poco più a Nord si dirama verso Ovest una sterrata che conduce alla riserva della Macchia Del Barco, antica area di frontiera tra Latini, Sabini e Capenati.

Testo: Nadia Coccia e Raffaello Conti
Foto: Raffaello Conti

Tipologia: sito storico religioso
Sito visitabile: internamente
Indirizzo: Piazza San Pietro - 00120 Città del Vaticano
Telefono: 06 698 83731
Apertura: dal 1° aprile al 30 settembre: ore 7 - 19
dal 1° ottobre al 31 marzo: ore 7 - 18.30
il mercoledì in caso di udienza papale la Basilica resta chiusa fino alle 12
Costo: ingresso gratuito
Durata Visita: 1 ora circa
Geolocalizzazione: 41°54'08.2"N 12°27'30.2"E

L'antica basilica di San Pietro in Vaticano, nota anche come basilica di Costantino, sorgeva sul luogo di sepoltura di San Pietro.
La basilica era a cinque navate, con la centrale rialzata e più larga, e coperta da capriate. Le navate erano divise da quattro colonnati di ventidue colonne ciascuno, coperti da architravi nella navata centrale e da archi in quelle laterali. L'illuminazione interna era garantita dalle finestre che numerose si aprivano nella parte che si elevava della navata maggiore, il cleristorio.
La copertura era in capriate lignee. La facciata aveva degli spioventi digradanti, ma a differenza di San Giovanni in Laterano non vi era uno spiovente per navata, ma le navate minori erano coperte da un'unica travatura digradante, presentava finestroni ad arco su due ordini. Il frontone aveva solo un piccolo rosone, mentre la parte corrispondente alla navata centrale era decorata con mosaici che nella parte più alta erano leggermente incurvati verso il basso per una migliore visione.
La basilica attuale di San Pietro è la più grande chiesa del mondo, con una superficie totale di 23 mila metri quadrati. Alla sua edificazione, che richiese più di un secolo (1506-1626), lavorarono i maggiori architetti del tempo, fra cui Bramante, Michelangelo, Raffaello e Bernini. Fu costruita in sostituzione dell’antica basilica. Il ricchissimo interno si articola in tre navate, decorate da decine di statue e diecimila metri quadrati di mosaici, risalenti prevalentemente al XVII e XVIII secolo. Nelle cappelle trovano posto opere eccelse come la Pietà di Michelangelo, i monumenti funebri realizzati da Bernini, Canova e Pollaiolo, il Tabernacolo del Santissimo Sacramento del genio del barocco. Al centro, sotto la cupola, troneggia il Baldacchino berniniano, proprio di fronte all’abbagliante reliquiario della Cattedra del Santo. L’esterno è definito scenograficamente dalla piazza e dal colonnato, sintesi dei progetti di Michelangelo e Bernini. Sulla facciata troneggia la cupola monumentale, composta da due calotte sovrapposte sul modello del duomo di Firenze.
Il Bernini progetto e inizio nel 1656 la costruzione della piazza come la vediamo oggi. La piazza si apre sulla facciata finita nel 1607 da Maderno.
La grande Piazza è formata da due sezioni, una a forma di trapezio e l’altra di ellisse. In quest’ultima sezione si snoda un bellissimo colonnato creato in modo da aprire la vista ai fedeli alla visione della celebre cupola. L’intenzione dell’artista era quella di simboleggiare un grande abbraccio che la Chiesa faceva a tutti i pellegrini e fedeli che si riavvicinavano ad essa dopo la grande crisi che la Chiesa Cattolica aveva subito in seguito alla riforma protestane
Al centro della piazza campeggia un obelisco egizio, che un tempo ornava lo stadio di Diocleziano e da cui partono sul pavimento otto raggi. Questa disposizione, rende lo spazio simmetrico ordinato e nello stesso tempo dinamico. Il contesto storico-urbano originario era ben diverso da quello che si può ammirare oggi. Piazza San Pietro infatti era completamente circondata dai vecchi quartieri della Roma seicentesca. Chi, sbucando dall’intrico di strade e viuzze si trovava improvvisamente nell’enorme piazza, doveva provare uno strano senso di stupore e meraviglia.
Durante il fascismo, con le particolari idee di città e strade ideali, una parte delle vecchie case (la cosiddetta Spina di Borgo) fu abbattuta , per aprire l’ampia Via della Conciliazione. Modifica questa che ha annullato l’idea di sorpresa che il Bernini voleva provocare nel pubblico.

Testo: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
Foto: Pasquale Colabuono (CAI Monterotondo)

Tipologia: monumento
Sito visitabile: internamente
Indirizzo: Lungotevere Castello n. 50 – 00139 Roma (RM)
Orario: tutti i giorni 09:00-19:30 – La biglietteria chiude alle 18:30
Prenotazione visite: consigliata per gruppi
Per info e prenotazioni tel: 06 32810 (09:00-18:00 sabato 09:00-13:00) online: Gebart
Sito web: castelsantangelo.com
Geolocalizzazione: 41°54'09.5"N 12°27'59.0"E

Castel Sant'Angelo, detto anche Mausoleo di Adriano, sorge sulla riva destra del Tevere, alla testa del Ponte degli Angeli nel rione Borgo, a poca distanza dal Vaticano. Il suo nucleo risale all'epoca romana, e su di esso sono state realizzate costruzioni e trasformazioni nel corso dei secoli. L'edificazione del corpo principale fu avviata sotto l'Imperatore Adriano intorno al 123 e terminata nel 139 sotto Antonino Pio. Con la funzione di sepolcro monumentale per la famiglia imperiale, ruolo che svolse fino all'epoca di Caracalla, sul modello del Mausoleo di Augusto poco distante. Il nucleo centrale era un tamburo cilindrico alto 21 metri e del diametro di 64 metri, in opus cementizia e con un rivestimento di tufo, peperino e travertino. Sopra la camera sepolcrale si innalzava un torrione quadrato culminante in un tempio cilindrico sul quale era posta una statua bronzea di Adriano sotto forma di Elio, alla guida di una quadriga. Antonino Pio aggiunse poi il grande basamento rettangolare, di circa 90 metri di lato, alto 15 metri, con muri radiali di collegamento al corpo principale e terrazze.
Ebbe in seguito diverse destinazioni d'uso nel corso dei secoli, che consentirono la sua conservazione per trasformazione, salvandosi dalla spoliazione operata su molti altri monumenti della Capitale (si pensi al Colosseo), utilizzati come cave di materiale per nuove costruzioni nelle diverse epoche. Nel 271 l'imperatore Aureliano lo trasformò in fortezza e nel 403 venne incluso nelle mura aureliane svolgendo il ruolo di castellum, baluardo a difesa della città dal lato settentrionale. Successivamente per questo ruolo preminente e strategico passò di mano tra le famiglie più influenti e potenti dell'Urbe, dai Crescenzi ai Pierleoni, fino agli Orsini. Papa Nicolò III, un Orsini, alla fine del '200 fece costruire un primo abbozzo del Passetto di Borgo, per collegare la fortezza ai Palazzi Vaticani, e trasferì in parte la sede apostolica nel Castello.
Dal 1367, nell'ultimo periodo della Cattività Avignonese, passò definitivamente nelle mani del potere temporale dei papi, che lo utilizzarono come residenza fortificata soprattutto nei momenti di pericolo. Ai primi del '500 Giulio II (il “terribile” Cardinale Della Rovere), che per il primo anno di pontificato lo preferì ai Palazzi Vaticani, dette incarico a Giuliano da Sangallo di rendere più confortevoli gli alloggi papali, realizzando la loggia verso il Tevere con la copertura di parte del camminamento circolare superiore del forte, nonché una struttura per bagni caldi medicamentosi. Dette inoltre incarico a Michelangelo di realizzare la facciata laterale della cappelletta dei SS. Cosma e Damiano, sita in quello che oggi è conosciuto come Cortile dell'Angelo. Vennero anche rinforzate le strutture difensive interne e completato il Passetto di Borgo, lavori affidati ad Antonio da Sangallo il Giovane.
Durante il pontificato di Clemente VII, Carlo di Borbone dette l'assalto alla città, con un esercito di 18.000 mercenari, dando luogo a quello che è riportato nelle cronache come Sacco di Roma (1527). Parte della popolazione poté rifugiarsi nella struttura fortificata, mentre all'esterno le truppe, in massima parte lanzichenecchi tedeschi, si abbandonarono a un massacro generalizzato e brutale della popolazione, in seguito al quale si sviluppò una epidemia di peste. Dopo un mese di assedio, una guarnigione imperiale entrò nel Castello facendo prigioniero il Papa col suo seguito. Con Paolo III (1543-1549) Castel Sant'Angelo, così come la città, vide un periodo di rinascita. Venne realizzato un lussuoso appartamento papale sopra il precedente, su progetto di Antonio da Sangallo, messo in opera da Raffaello da Montelupo.
Dal XVII secolo la funzione di residenza papale e di fortezza cedette il passo a quella di carcere, funzione che aveva iniziato a svolgere già sotto Alessandro VI Borgia agli inizi del XVI secolo. Il Castello divenne luogo di pena destinato soprattutto agli oppositori, carbonari e patrioti, che si ribellarono all'autorità pontificia. Dopo il passaggio di Roma al nascente Regno d'Italia, avvenuta il 20 settembre 1870 in seguito all'ingresso dei bersaglieri attraverso la breccia di Porta Pia, in base al nuovo assetto urbanistico della città e in particolare alla creazione degli argini e dei viali di scorrimento lungo il Tevere, anche Castel Sant'Angelo dovette subire rilevanti modifiche. L'altezza della facciata venne ridotta per via dell'innalzamento del piano stradale, furono abbattuti due dei bastioni della cinta muraria esterna, i fossati vennero interrati e furono rase al suolo parte delle costruzioni frontali del castello.
La visita di Castel Sant'Angelo è un'esperienza composita, che consente di osservare le diverse strutture e funzioni poste in essere nel corso dei secoli. Dall'antico mausoleo funebre romano, alla struttura militare difensiva di epoche romana e seguenti, alle dimore papali rinascimentali, alle carceri rinascimentali e di epoche successive, ai musei istituiti a partire dal primo novecento.
I resti del mausoleo di Adriano sono ben visibili nella parte inferiore dell'edificio, percorrendo l'ambulacro anulare di Bonifacio IX (scavato alla fine del '300 nell'originario basamento quadrato dell'edificio), che corre intorno alla muratura romana, parte in mattone, parte in blocchi di travertino e peperino. Scendendo per una moderna scalinata metallica si accede all'atrio romano, che originariamente ospitava una statua colossale dell'imperatore. Da lì una rampa elicoidale, compiendo un giro completo, conduce alla superiore Sala delle Urne, cuore del mausoleo e centro geometrico dell'edificio di Adriano.
Tra le strutture fortificate sovrappostesi alla originale Mole Adrianea, si visitano oggi la Marcia Ronda, camminamento merlato che corre sulla cinta esterna, collegando i quattro bastioni dedicati agli Evangelisti; il Giretto Coperto, fatto realizzare da Papa Pio IV con la copertura parziale del preesistente giro di ronda, all'interno del quale è presente la collezione archeologica, che raccoglie frammenti di decorazione e statue appartenute all'edificio nei diversi periodi storici, segnatamente in epoca romana; il Giretto Scoperto, che corre sul tratto di mura perimetrali fatte edificare da Papa Alessandro VII intorno al 1657, e lungo il cui corso si aprono quattro sale contenenti la raccolta delle armi storiche del Castello; La cinta Pentagonale, possente struttura difensiva fatta erigere da Papa Pio IV alla metà del XVI secolo come difesa da possibili incursioni dei Turchi; Il Passetto di Borgo, camminamento fortificato che consentiva il passaggio protetto dai Palazzi Vaticani al Castello dal lato del Bastione San Marco, utilizzato dai Papi in varie occasioni quali l'assedio delle truppe di Carlo VIII nel 1494 (da Alessandro VI) e il già citato Sacco di Roma, nel 1527 (da Clemente VII).
Gli appartamenti papali testimoniano la bellezza se non lo sfarzo con cui alcuni papi vollero arricchire il castello nel Rinascimento. Il primo fu Niccolò V, che alla metà del '400 vi stabilì una dimora, della quale rimangono solo due stanze, le cosiddette Sale di Clemente VII, che le fece ridecorare sovrapponendo la sua impronta. In seguito Alessandro VI Borgia, a cavallo tra fine del '400 e primi del '500, fece realizzare un lussuoso appartamento decorato dal Pinturicchio, con giardini e fontane. Nulla è rimasto di tale opera, distrutta nel corso dei lavori di fortificazione voluti da Urbano VIII Barberini alla metà del '600. E' a Paolo III (1543-1549) che si deve il massimo esempio di sfarzo principesco conservatosi pressoché intatto nell'edificio. Nel suo appartamento sono presenti più sale riccamente decorate e allestite, quali la Sala di Apollo e la Sala Paolina, Sala di Perseo , Sala di Amore e Psiche, alle cui opere pittoriche lavorò Perin del Vaga, che fece anche da coordinatore per tutti gli aspetti riguardanti pittura e decorazione. Ancora tra i gioielli dell'allestimento rinascimentale è da annoverare la Loggia di Giulio II, realizzata intorno al 1505, che affaccia sul Tevere e segnatamente sul Ponte Sant'Angelo, detto degli Angeli, fatto realizzare originariamente dallo stesso imperatore Adriano, ma successivamente ampliato e arricchito oggi da dieci statue di angeli dovute al Bernini e alla sua scuola.
Nel corso della visita degli appartamenti rinascimentali si ha poi la possibilità di salire alla grande terrazza sommitale, detta dell'Angelo dalla grande statua di San Michele Arcangelo ivi situata, da cui si gode della vista forse in assoluto più spettacolare e panoramica della Città Eterna. Durante l'itinerario di visita, si incontra anche l'Armeria Storica, che documenta la storia e le armi dei diversi eserciti che intrecciarono le loro vicende con quelle del Castello, comprese ad esempio le truppe lanzichenecche che lo assediarono nel 1527, oppure l'Esercito Italiano che lo sottrasse alla potestà papale dopo la Breccia di Porta pia del 1870.
Per tutti gli altri numerosi aspetti e dettagli che riguardano la storia e la visita, si può fare riferimento al sito ufficiale del Monumento, il cui indirizzo è indicato tra le informazioni di testa della presente pagina.

Testo: Raffaello Conti
Foto: Pasquale Colabuono (CAI Monterotondo)