Chiesa di Santa Maria Maddalena - Duomo
Tipologia: sito religioso
Sito Visitabile: esternamente ed internamente
Indirizzo: Piazza Papa Giovanni Paolo II (ex Piazza Duomo), 00015 Monterotondo (RM)
Tel: 0690626060
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Sito: Parrocchia Santa Maria Maddalena
Geolocalizzazione: 42° 3' 8.98'' N, 12° 36' 59.39'' E
La Basilica di Santa Maria Maddalena, Duomo di Monterotondo, è stata edificata nel XVII secolo (la prima pietra fu posata nel 1629), dopo che il feudo di Monterotondo fu venduto dagli Orsini ai Barberini, nel 1626.
Un’originaria chiesa dedicata a S. Maria Maddalena era stata costruita tra la metà del Trecento i primi anni del Quattrocento nell’area della rocca, ma la crescita della popolazione di Monterotondo indusse il consiglio cittadino a deliberare la costruzione di un edificio di culto più grande, finanziata dai Barberini nell’ambito della secentesca ristrutturazione architettonica e urbanistica dell’area, che prevedeva la realizzazione di nuovo asse viario rettilineo, l’attuale via Cavour (già via del Borgo).
La semplice facciata a due ordini è in stile barocco e presenta tre portali sormontati da timpani. Paraste e risalti sono in cortina laterizia, mentre le pareti sono intonacate. Il campanile termina a cuspide in stile barocco.
L'interno, di tipo basilicale, è ad unica navata rettangolare a croce latina, con tre cappelle laterali su ogni lato, unite da dei passaggi ad arco a tutto sesto ricavati dai muri divisori e con ampio transetto e abside.
L'altare maggiore è costituito da un sarcofago in marmo bianco di epoca romana’ornato a “strigilature”, cioè a scanalature sinuose parallele, proveniente da un sito antico della campagna limitrofa; dietro all’altare si trova il coro ligneo e al di sopra la decorazione in stucco che mette in risalto gli elementi architettonici, commissionata dai Barberini all’artigiano locale Pietro Paolo Giorgetti.
Sulla volta del presbiterio un rosone di stucco incornicia la gloria di Santa Maria Maddalena ai piedi della Ss. Trinità.
L’abside è illuminata da tre finestre in vetri policromi. Quella centrale, ovale, contornata da un ricco stucco di nubi, rappresenta la mistica Colomba, mentre le due laterali rappresentano i SS. Apostoli Protettori di Monterotondo: Giacomo il Minore a sinistra e Filippo a destra.
Queste due finestre intervallano i tre affreschi della parete dell’abside, che raffigurano episodi della vita della Maddalena.
Una cornice rettangolare modulata e dorata racchiude il grande affresco della volta, attribuito a Giovanni Domenico Piestrini e datato al XVIII secolo, in cui è rappresentata l’Assunzione della Beata Vergine Maria.
Nella prima cappella a destra vi è una pietà in marmo di artista sconosciuto, mentre nelle altre cappelle laterali, oltre ai classici altari minori e a tele ad olio vi sono, in terra e sui muri, delle lapidi di tombe.
Nella cappella detta della Madonna troneggia una statua lignea rappresentante la Vergine con il Bambino detta "Maria Vergine della Purità", di antica fattura, considerata da alcuni una copia del lavoro del Sansovino.
Sopra i cornicioni che sovrastano le cappelle, si aprono gli strombi di sei grandi finestre.
Internamente alla facciata, sopra i tre ingressi principali, si trova l’organo.
Il Duomo di Monterotondo è stato restaurato in epoca barocca dalla famiglia dei Marchesi del Grillo, come attestano alcuni ornamenti a forma di grillo nelle colonne di divisione delle cappelle.
All’esterno del Duomo, in Via San Pio da Pietralcina, dove era Porta Canonica, l’antica porta d'accesso al centro storico di Monterotondo, è stata collocata la una statua bronzea di San Pio da Pietralcina.
Sulla piazza, a destra della chiesa, si trova un caratteristico muro con fontana, una vera e propria terrazza sulla città chiamata il "Pincetto", perché sembra un Pincio in miniatura.
Fu realizzato agli inizi del XX secolo per colmare il dislivello esistente tra il nucleo più antico dell'abitato (che si trova ad una quota maggiore) e l'espansione barberiniana del XVII secolo.
Testo: Ida Anna Rapinesi
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa” e Massimo Fagioli
Palazzo Orsini Barberini
Tipologia: monumento
Sito Visitabile: esternamente ed internamente
Indirizzo: Piazza Angelo Frammartino n.4, 00015 Monterotondo (RM)
Tel: 06909641
Sito: Wikipedia
Geolocalizzazione: 42° 3' 6.15'' N, 12° 36' 59.66'' E
Percorrendo il centro storico, lo sguardo del visitatore è subito attratto dal Palazzo Orsini-Barberini che si erge sul colle più alto della cittadina e che oggi ospita la sede comunale.
Già dal Duecento proprietà degli Orsini che scelsero questa posizione strategica, tra le vie Salaria e Nomentana, per amministrare i propri domini; nella seconda metà del XIII secolo fu Matteo Rosso Orsini a contribuire all’edificazione di un primo castrum nel quale il castello, probabilmente, doveva inglobare anche le case degli abitanti.
Traccia del passaggio di questa nobile famiglia è testimoniata in particolar modo dalle quattro sale affrescate al piano superiore del Palazzo, realizzate originariamente per ospitare Leone X.
Le fonti storiche attribuiscono al cardinale Franciotto Orsini, morto nel 1534, la committenza delle decorazioni del piano nobile, completato dai discendenti, verso la fine del sedicesimo secolo.
Tra gli affreschi, quelli attribuiti a Gerolamo Siciolante da Sermoneta, con episodi del mito di Adone sono datati intorno al 1553-55 mentre il panorama della Monterotondo cinquecentesca, firmato con monogramma da Paul Brill, è datato 1581.
L’attuale palazzo venne successivamente completato nel Seicento ad opera della famiglia Barberini che diede alla struttura l’aspetto di una fortezza.
Nel 1627, con una cerimonia solenne, papa Urbano VIII (Maffeo Vincenzo Barberini) eleva Monterotondo a ducato e contribuisce con la sua committenza a trasformare il palazzo in dimora di svaghi.
La visita alle sale affrescate ad oggi fa parte del percorso al Museo Archeologico e Multimediale di Monterotondo ospitato, in parte, nel Piano Nobile del Palazzo.
Testo: Chiara Surricchio
Foto: Massimo Fagioli e Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
Centro Storico
Giunti a Monterotondo un’ultima fatica attende i pellegrini, un cammino in pendenza per raggiungere il centro storico, luogo simbolo della cittadina, ricco di testimonianze storiche ed urbanistiche.
Attraversandolo, si distinguono le due fasi edilizie che lo costituiscono, ben visibili nello sviluppo urbanistico dell’abitato (fig.1).
La fase medievale presenta un tessuto urbano che asseconda nel tracciato delle vie e nella struttura dei caseggiati la natura dell’andamento del pendio collinare (Monte della Ginestra).
Invece la fase rinascimentale, attraverso la riscoperta dell’architettura romana, è costruita secondo un progetto razionale fondata sul “castrum”, il reticolo costituito da una via centrale, la via “Mattonata” (oggi via Giovagnoli) che collega la rocca al nucleo originario, con strade parallele tagliate da strade più piccole e stretti vicoli.
Camminando per le antiche strade si osservano, oltre alla struttura dei palazzi e delle case, anche dettagli architettonici e decorativi che sono testimonianza della storia e del gusto del tempo.
Numerosi i bei portali in pietra, come quello quattrocentesco di piazza Manzoni, e quelli con stemmi originali: degli Orsini a via Vitali, datato al 1476, con motivi naturalistici a via Bellini.
Le case sono nella maggior parte in stile romanico rurale, originariamente a due piani, spesso con scale esterne e profferlo - ossia la caratteristica forma di scala esterna usata nell'architettura civile medievale del Lazio - aggettante in facciata (Via Alighieri).
In altre strade, come via Arcangelo Federici e via Rossini, è ancora possibile ammirare esempi di costruzioni duecentesche, mentre una tipologia di casa-torre si affaccia sul versante sud dell’abitato, in via Serrecchia.
Piacevoli sono le soste nelle piccole piazze, come piazza Plebiscito o Piazza dell’Orologio, sul cui pavimento è raffigurata una sorta di meridiana e dove si trova il vecchio municipio della città, il Palazzo dell'Orologio, in stile romanico-barocco.
Nel centro storico e nelle immediate vicinanze si trovano monumenti di carattere religioso e civile di rilievo che sono descritti più dettagliatamente nelle rispettive schede: il Palazzo Orsini Barberini, oggi sede del Comune, la Chiesa di S. Maria Maddalena (il Duomo), la Chiesa e Oratorio di San Rocco, la Porta Garibaldi.
Inoltre, articolato in due sedi, si può visitare qui il Museo Archeologico e Multimediale.
Testo: Ida Anna Rapinesi
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa” e Massimo Fagioli
Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco
Tipologia: sito naturalistico
Sito Visitabile: esternamente
Indirizzo: Via Reatina snc, 00013 Mentana (RM)
Per info: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Tel: 069091245
altri indirizzi utili: Archeoclub d'Italia sez. Mentana-Monterotondo e-mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Geolocalizzazione: 42°03'25.5"N 12°39'17.8"E
La Riserva Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco si estende tra la valle del fiume Tevere e i Monti Cornicolani, per circa 1000 ettari.
È stata istituita nel 1997 e comprende tre Comuni: Monterotondo, Mentana e Sant’Angelo Romano.
È una zona prevalentemente collinare, caratterizzata da fitti boschi, con vaste aree a vocazione agricola o destinate al pascolo bovino e ovino.
Da menzionare il rinomato olio della Sabina ricavato dagli oliveti delle aziende agricole presenti in questa zona.
A livello botanico, i boschi sono prevalentemente dei querceti caducifogli, ricchi di biodiversità nel sottobosco.
Inoltre, la riserva rappresenta un habitat ottimale per la vita di molti animali, dai mammiferi quali la volpe ed il tasso, ai rapaci quali la civetta ed il barbagianni.
Rilevante è anche il valore geologico dell’area, in quanto ricca di grotte, doline ed inghiottitoi, tipici dei fenomeni carsici che sono caratteristici della zona.
Testo: Nadia Coccia
Foto: Raffaello Conti