Roma Municipio II
Roma Municipio II
Il secondo Municipio di Roma (detto il Municipio delle Ville) occupa una porzione centrale della città di Roma. E’ esteso per 13,672 Kmq e ha una popolazione di ca.170 mila abitanti. I suoi confini naturali sono le sponde sinistre dei fiumi Aniene e Tevere fino a Ponte Milvio a Nord e ad Ovest, la Via Tiburtina a Est, le mura Aureliane a Sud.
Abitato fin dalla preistoria, ha ospitato antichi insediamenti (vedi Monte Antenne) poi conquistati dai Romani. Con il susseguirsi dei secoli, il territorio ha visto cambiare la sua vocazione agricola con l’aumento della popolazione e l’estendersi del nucleo della città. Testimonianza di questa evoluzione sono, il Ponte Milvio (III secolo avanti Cristo), i Mausolei lungo la via Nomentana di Costanza (IV secolo) e di Elio Callisto (II secolo), le Catacombe di Sant’Agnese e di Priscilla (cimiteri ipogei utilizzati dal II secolo), e le grandi vie di comunicazione Tiburtina, Nomentana, Salaria e Flaminia.
Dal XIX al XX secolo si sono imposte le grandi Ville con i gli estesi parchi e giardini che sono la cifra del II Municipio.
Tra le perle ricordiamo: Villa Torlonia, ultima residenza di Mussolini, Villa Ada, dei Savoia, Villa Borghese, sede del Bioparco, di Musei e del teatro Silvano Toti, Villa Glori, dove morirono i 5 fratelli Cairoli durante il Risorgimento.
Dalla fine dell’800 al secondo dopoguerra si delineano gli insediamenti urbanistici più importanti dei quartieri Trieste, Salario, Parioli, Africano. L’edilizia popolare destinata ai dipendenti pubblici caratterizza intere vie come Viale Somalia per i Ferrovieri, Via Leoncavallo per l’INA e Piazza Verbano per l’INCIS.
In occasione delle Grandi Olimpiadi del 1960, vengono costruiti il Villaggio Olimpico e la Via Olimpica, oggi Tangenziale Est.
La “Via di Francesco” nel II Municipio è interamente coincidente con una pista ciclopedonabile, che lambisce il lato settentrionale del territorio. La pista entra nel corridoio naturalistico protetto della Riserva Naturale Valle dell’Aniene, lungo la riva sinistra del fiume dove si trovano diversi Orti. La “Via di Francesco” attraversa un sottopasso ferroviario, al di là del quale si vede il Ponte di Ferro teatro dell’ultimo atto cruento della resistenza romana. Sorpassato lo snodo viario della Salaria e quello dell’Olimpica si sfiora il grande polmone verde di Villa Ada e di Monte Antenne. La Grande Moschea di Roma dell’architetto Paolo Portoghesi, consacrata nel 1995 e l’Auditorium Parco della Musica dell’architetto Renzo Piano, inaugurato nel 2002, sono i due complessi più notevoli, che il pellegrino incontra prima di arrivare alla tomba di Pietro.
Sito ufficiale del Municipio II: clicca qui
Testo: Fronte dell’Orto ONLUS
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
Ugo Forno
Tipologia: luogo della memoria
Sito visitabile: esternamente
Indirizzo: Ponte Ferroviario Alta Velocità, linea Roma-Firenze, Fosso di Sant’Agnese – 00141 Roma (RM)
Geolocalizzazione: 41° 56' 31.04'' N, 12° 30' 43.73'' E
Ugo Forno muore il 5 giugno 1944 all’età di dodici anni per un colpo di mortaio tedesco, mentre difende lo strategico ponte ferroviario, minato dai tedeschi in fuga. Il ponte di ferro, parte della linea ferroviaria Roma-Orte (inaugurazione 1 aprile 1865) è ancora in piedi e in uso. Ci passano i treni dell’Alta Velocità. Dal sentiero è poco visibile, nascosto dalla vegetazione sotto il più visibile ponte “Giallo”. Ughetto, l’ardimentoso studente delle medie, è al contempo il più giovane e l’ultimo eroe della resistenza romana. Il 16 gennaio 2013 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferisce a Ugo Forno la Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Memoria. La Motivazione è leggibile sotto la bella foto di Ughetto appesa precariamente sulla recinzione del ponte: “Giovane studente romano, durante i festeggiamenti per la liberazione della città di Roma, appreso che i tedeschi, battendo in ritirata, stavano per far saltare il ponte ferroviario sull'Aniene, con grande spirito di iniziativa, si mobilitava, unitamente ad altri giovani, e con le armi impediva ai soldati tedeschi di portare a compimento la loro azione. Durante lo scontro a fuoco veniva, tuttavia, colpito perdendo tragicamente la vita. Fulgido esempio di amor patrio ed encomiabile coraggio. (5 giugno 1944 – Roma 16 gennaio 2013)”.
Testo: Fronte dell’Orto ONLUS
Foto: Alberta Manni
Orti di Guerra
Tipologia: sito naturalistico e della memoria
Sito visitabile: esternamente
Indirizzo: Via del Fosso di Sant’Agnese – 00141 Roma (RM)
Per info: Presidente Fronte dell’Orto onlus, Pino Cino
Tel.: 338 6504355
Geolocalizzazione: 41°56'26.6"N 12°30'54.6"E
Gli orti occupano una striscia di terreno alluvionale posta tra la Via di Francesco (tratto Via di Fosso di Sant’Agnese) e il fiume Aniene. Tradizionalmente esistono dal 1938, quando alcuni residenti del palazzo dei ferrovieri di via di Villa Chigi 97 li dissodano. (per maggiori info) Al tempo si trebbiava al Circo Massimo, crescevano cavoli a Villa Torlonia e i nostri ferrovieri hanno piantato non solo vigne, ma anche noccioli, limoni, prugni, albicocchi, e tantissime rose oltre ai prodotti tipici dell’orto. Nel primo dopoguerra gli orti erano parte integrante della malfamata borgata del Fosso di Sant’Agnese ancora viva negli anni ‘70. Foto d’epoca mostrano una interrotta fila di case e baracche lungo il fiume. Ora sopravvivono solo alcuni casotti in muratura senza fondamenta e tante baracchette per gli attrezzi in lamiera tutt’ora in uso. Nell’assenza di opere di urbanizzazione primaria (luce e acqua) la coltivazione totalmente biologica dei degli eroici ortisti si avvale del recupero di acque piovane, alcuni pozzi realizzati in economia e tanto olio di gomito. La presenza di orti favorisce la biodiversità di ambienti e di specie. La presenza di frutta e verdura aumenta la disponibilità di cibo e quindi la complessità della fauna e della flora. La presenza quotidiana degli ortisti garantisce anche una maggiore cura e monitoraggio del territorio.
Testo: Fronte dell’Orto ONLUS
Foto: Alberta Manni
San Giovanni in Argentella
Tipologia: sito religioso
Sito visitabile: internamente
Indirizzo: Località S. Giovanni In Argentella n.96 - 00018 Palombara Sabina (RM). A 3 km dal centro abitato e circa 36 km da Roma. È possibile raggiungerla percorrendo una diramazione posta al 34,700 km della strada provinciale 23, detta anche via Palombarese, in direzione di Santa Lucia di Fonte Nuova.
Orario: apertura il sabato dalle 16.00 alle 18.00 e la domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00 (citofonare al custode)
Tel.: 0774 66093
Geolocalizzazione: 42° 3' 19.88'' N, 12° 45' 7.61'' E
Questo illustre monumento affonda la sua storia nell’anno 1000 ed era certamente basiliano. La posizione in cui sorge la Badia è certamente infelice e la insalubrità dipende soprattutto dall’acqua dell’Argentella che gorgoglia sotto l’altare maggiore, nella cripta cruciforme dove i monaci nascondevano la S. Eucarestia e le cose preziose della basilica in tempi pericolosi.
Ai monaci basiliani che fondarono l’Abbazia successero i monaci benedettini che per tre secoli la tennero e resero celebre e potente. Nel 1286 passò per donazione ai Guglielmini e quindi ai Silvestrini. Nel 1445 inizia il declino dell’intero complesso, causato del definitivo abbandono da parte dei monaci. Successivamente fu dato in commenda, ad abati discendenti di casa Savelli fino al 1659, poi ad altri abati e contadini che non ebbero alcuna cura della struttura, causandone la rovina.
L’ultimo cardinale che, visitando l’abbazia nel 1815, ordinò lavori di manutenzione, fu Lorenzo Litta. La contaminazione architettonica tipica della struttura rende difficile datare i vari rimaneggiamenti succedutisi nel tempo, avvenuti quasi sempre con il reimpiego di antichi elementi Comunque l'architettura di S. Giovanni è romanica di derivazione lombarda una delle poche di questo stile nell’Italia centrale. Si accede da un ingresso attraverso la muraglia di cinta in parte distrutta in quella che doveva essere una piazza circondata da un caseggiato che formava la corte prima di entrare in Chiesa. Da qui si passa nel nartece e poi nella Chiesa che è a tre navate con sette pilastri per ciascun lato. I capitelli, le colonne e le basi furono tolti da monumenti romani e sono di tre stili dorico, corinzio o composite. Il ciborio è una delle opere principali dell’abbazia costruito prevalentemente con materiale di spoglio; è composto da baldacchino e tabernacolo, si eleva sopra l’altare mediante 4 colonne ornate con intagli e intrecci fogliari in stile longobardo che ricordano quelle della facciata della chiesa di San Pietro a Spoleto; i capitelli, in stile arabescato in stucco, sono dell’XI-XII secolo. l’Altare maggiore che ha la mensa di pietra massiccia e il paliotto di muro pertugiato a mò di croce greca, ha la fronte verso l’abside e il sacerdote celebrante guarda il popolo. Ai quattro angoli sorgono da terra quattro colonne di cipollino di rodine corinzio e i capitelli sostengono un fregio con cimosa di marmo, sopra cui si innalza una cupola di stucco rotonda alla base. Il suo stile è fra il gotico e il romanico e l’ornato è costituito da un magnifico arabesco a canne intrecciate. Nel 1900 per interessamento del reverendo Luttazi, la chiesa venne dichiarata Monumento Nazionale con Regio Decreto.
Testo: Daniela Imperi
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa