Palazzo Barberini - centro storico - percorso garibaldino
Tipologia: monumento- sito storico
Sito Visitabile: esternamente
Indirizzo: Montelibretti Castello
Geolocalizzazione: 42° 8' 34.13'' N, 12° 44' 1.37'' E
Il Castello o Palazzo Baronale Barberini di notevole fattura, ha una struttura molto compatta, con tre torri perimetrali intercluse nei vasti torrioni, fu eretto nel sec-XI e XII dai Conti Orsini. Nel 1272 fu venduto al signor Pietro Seniorile figlio di Oddone.
Da questo, nel XV sec. ai Conti Orsini, signori di San Germano.
Nel 1644 fu acquistato dalla nobile famiglia Barberini e nel 1811 passò ai Colonna Sciarra.
Attualmente è abitato da privati. Un solido abbraccio murario si estende dal palazzo per circondare il borgo, il Centro Storico formato da viuzze, vicoli, archi, volte, scale, torrette, rego-larmente disposto, e non diruto, ben tenuto.
Una porta monumentale introduce il pellegrino al borgo attraverso la facciata della Chiesa di San Nicola di Bari e l’ armoniosa piazza con una fontana centrale posta davanti al loggiato del Palazzo.
Il percorso garibaldino : nel serrato volgersi di casette e vicoli tornano alla memoria i fatti di Menotti e si possono ripercorrere le orme di zuavi e garibaldini ossia la battaglia combattuta il 13 ottobre 1867.
Alle 17 circa il ten. Guillemin, delle truppe zuave pontificie volle attaccare da solo e dalla Madonna Del Passo entrò nel borgo.
I volontari garibaldini rinserratisi nel Castello, resistettero con tenacia e contrattaccarono con ferocia.
Il combattimento durò poco più di un'ora, e già i volontari garibaldini stavano per vincere la battaglia quando il giovane Menotti credendo di avere a che fare con l’avanguardia di un corpo di zuavi pontifici maggiore, incautamente e d'improvviso fece battere in ritirata.
Le lapidi presenti lungo le mura del borgo e nella torre più imponente ricordano i caduti per lo più zuavi tra cui lo stesso tenente Guillemin.
Sul luogo della battaglia un monumento dedicato a Garibaldi ricorda il sacrificio dei volontari garibaldini e del loro comandante Menotti.
Testo: Daniela Imperi
Foto: Raffaello Conti, Pasquale Colabuono (CAI Monterotondo) e Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
Chiesa della Madonna del Passo
Tipologia: sito religioso
Sito visitabile: esternamente
Indirizzo:sul “Passo” percorso dalla Via di Francesco, situata nel quadrivio che porta dalla Salaria al fosso Carolano e, quindi, al Centro Storico di Montelibretti-Castello.
Note: la terza domenica del mese di ottobre viene festeggiata la Madonna del Passo con una processione e messa.
Geolocalizzazione: 42° 8' 40.07'' N, 12° 43' 52.87'' E
La chiesetta della Madonna del Passo o Madonna del Viandante restaurata qualche anno fa e databile intorno al XIV Sec., contiene il pregevole affresco della “Madonna del Passo”.
La chiesetta è impreziosita da una gradevole abside con tabernacolo prospiciente ad un portale a volta in cotto e da un cenno di campanile.
Sopravvissuta all’incedere dei secoli bui e risparmiata dagli epici scontri qui combattuti tra i gendarmi pontifici contro fuorusciti, briganti e predoni di strada e, nel 1867 dal conflitto tra gli Zuavi e i Volontari garibaldini guidati da Menotti primogenito di Garibaldi durante la battaglia del 13 ottobre di quell’anno che si svolse anche tra i vicoli e le mura del centro storico di Montelibretti, fu invece ridotta ad un cumulo di macerie nel 1944 e rimase per diversi anni nell’abbandono.
Dal bombardamento di quell’anno si salvò solamente lo spezzone di parete con l’affresco della Madonnina col Bambinello in braccio.
Nel 1947 fu rimessa in piedi per tornare alle sue funzioni tramite i sacrifici del buon Prelato Domestico Mons. Carlo Nastasio e l’aiuto di alcuni benemeriti e volontari.
Recentemente don Domenico Ugolini, allora parroco del Castello centro-storico, da alcuni anni Parroco a Gavignano, con l’ausilio della Diocesi e della Confraternita di San Nicola da Bari ha scoperto l’affresco della Madonna del Passo con il Bambinello in braccio, rimasto nascosto sotto uno strato di muffa, coperto dal fumo di candela ed anonima tintura.
Il sacerdote lo ha quindi sottoposto ad un primo intervento di consolidamento e restauro e, quindi, restituito alla luce, ai credenti ed al culto comunitario. Purtroppo gli affreschi che si diceva adornassero l’effige della Madonna non è stato possibile recuperarli.
Oggi come in passato la cappellina, situata nel quadrivio che segnala la Via di Francesco e il percorso al Centro Storico di Montelibretti rappresenta un approdo sicuro e amico per i viandanti e i pellegrini.
Testo: Daniela Imperi
Foto: Raffaello Conti
Corese Terra
Corese Terra: il borgo, il castello, l'arte e i frantoi.
Giunti nel centro di Corese Terra in piazza Santa Maria (42°10'17.7"N 12°42'39.9"E), lasciate l'auto e salite nel borgo: grazioso gioiello architettonico ricco di testimonianze del passato, fregi d'età romana, archi in travertino e stretti vicoli suggestivi.
Il piccolo centro storico è un vero gioiello che culmina con un grande ammasso murario: il castello.
Alcuni interventi recenti hanno un po' coperto l'aspetto originario ma ovviamente le grandi altezze murarie e le forti strombature ne suggeriscono la presenza.
"Castrum quod dicitur Currense"... Un castello con le relative pertinenze è quello che coincide misura con la frazione di Corese Terra, sorto intorno al decimo secolo come forma di "incastellamento" con la famiglia Crescenzi Ottaviani, ai quali subentreranno i monaci farfensi e successivamente gli Orsini e poi i Barberini.
Uscendo dalla Porta, trovate la facciata di Santa Maria Assunta, prezioso contenitore di opere d'arte realizzato tra la prima e la seconda metà del '700.
All'interno, sulla sinistra, in sequenza, il Martirio di San Biagio (XV sec – stacco di affresco), la Madonna del Rosario (XVI sec – olio su tela), una pala d'altare con l'Assunzione di Maria (XVII sec. – olio su tela).
Nella prima cappella a destra è alloggiata invece una pregevole tela raffigurante i santi Pietro e Paolo (XVII sec. – olio su tela).
Corese Terra è anche ricca di eccellenti produzioni agroalimentari che vanno dalla frutta al più famoso olio passando per vino, conserve e delizie dolciarie che potrete trovare lungo le vie principali del paesino.
Testo: Associazione Turistica Pro Loco Fara in Sabina
Foto: Carlo Coccia
Canneto Sabino
Canneto: l'olivo millenario, i frantoi e il sito medievale di Santa Maria di Canneto. Riprendendo il viaggio in direzione Fara in Sabina capoluogo, giungete a Canneto, luogo anch'esso millenario come Corese Terra, ma con due unicum.
Arrivate nei dintorni di piazza Luigi Pacieri che è baricentrica per la vostra visita e dedicatevi un'ora.
Le fonti di Farfa, con uno degli archivi più antichi d'Europa, citano Canneto a partire dall'XI secolo e due sono le testimonianze millenarie cannetane: il famosissimo "Olivone" (42°11'01.9"N 12°43'26.7"E) e il complesso di Santa Maria della Neve (42°11'11.1"N 12°44'00.5"E).
"Sembrava vi fosse dietro le pupille un enorme pozzo, pieno di secoli di ricordi e di lunghe, lente e costanti meditazioni; ma in superficie sfavillava il presente, come sole scintillante sulle foglie esterne di un immenso albero, come sulle creste delle onde di un immenso lago", è bello immaginarlo così il gigante sabino per eccellenza, un olivo millenario da abbracciare ed ascoltare nelle giornate ventose.
Canneto è anche famosa per il sito medievale di Santa Maria della Neve, già Santa Maria di Canneto, dove, proprio i monaci di Farfa, eressero una delle loro principali azienda agrarie, dotandola di una preziosa cappella che crebbe tanto da essere centro di cura d'anime.
Tra numerose curiosità e opere d'arte, in una struttura quattrocentesca, il sito riporta alcune testimonianze archeologiche che i monaci vollero inglobare nelle murature.
Oltre quindi alla casa di amministrazione, di cui restano i corpi centrali, emergono un grande arco di passaggio, un sotterraneo, il pozzo-cisterna e soprattutto le due chiese. La più grande e recente (XVI sec.) dedicata alla Madonna della Neve fa da filtro al gioiello dell'arte principale che oggi funge da sacrestia: la cappella di Santa Maria di Canneto (XIV-XV sec.).
Una curiosità: nella cintura inferiore dell'affresco c'è un'istoriazione che sembra ricordare la venuta a Farfa dell'imperatore Enrico IV, nel 1084.
In una combinazione che ricalca il passato, il sito è ancora oggi una fiorente azienda agricola completa, dagli oliveti al frantoio sino allo stoccaggio in cantina, quasi come se i secoli non fossero mai passati e la facies del complesso sia rimasta fedele alla vocazione originaria.
Testo: Associazione Turistica Pro Loco Fara in Sabina
Foto: Carlo Coccia