Tipologia: basilica monumentale 
Sito Visitabile: internamente 
Indirizzo
Piazza del Duomo, 02032 Fara In Sabina (RI) 
Sito webAssociazione Turistica Pro Loco Fara in Sabina

Geolocalizzazione:
42° 12' 32.90'' N, 12° 43' 44.59'' E

La Basilica, solitamente chiamata Duomo, nasce tecnicamente come “Collegiata” tra il 1501 ed il 1506, ossia come sede di residenza di un “collegio” di canonici che, vivendo sotto un’unica regola, costituiva il “capitolo”.
Si tratta, in realtà, di una ristrutturazione di una chiesa sotterranea della prima metà del ‘300, intitolata a Sant’Antonio Martire. 
Il suo ampliamento, con la costruzione in superficie di una area con una struttura più estesa, è stato progettato anche sopra a quello che era il “cemeterio”. 
La ristrutturazione del vicino “campanile diviso” o Torre Campanaria, orientato come i quattro punti cardinali, assunse il valore di una “Torre Civica”.
Esternamente l’edificio, così come lo vediamo oggi, doveva essere parte della cinta muraria difensiva di Fara sia per la sua contiguità con la “Roccae”, sia per la struttura delle sue fondamenta.
La facciata dell’edificio è di stile romanico. Il portale reca scolpito sull’architrave lo stemma di Fara e sta a significare di come la comunità locale collaborò alla realizzazione della Collegiata.
Sulle due colonne ai lati del portale troviamo le Rose quale simbolo della famiglia Orsini che fu feudataria di Fara.
Il Duomo con le sue opere d’arte e i suoi enigmi cela tante curiosità note e tante ancora inedite.
Passeggiando all’interno della grande Basilica a tre navate, e seguendo un ordine orario, troviamo le fonti battesimali. 
Proseguendo passiamo tra le preziose tele che dominano le “nuove” cappelle barocche, sovrapposte ai cicli pittorici rinascimentali.
Tra le tele presenti vi segnaliamo “La Crocifissione tra la Vergine e San Giovanni” della scuola del Guido Reni e “L’Educazione della Vergine” di Vincenzo Manenti. 
Continuando in senso orario, possiamo soffermarci ad ammirare le “Le Pie Lacrime”, uno dei particolari più emotivi degli affreschi presenti appartenenti ai cicli pittorici antichi.
È importante osservare, con particolare attenzione, il “Coro” alle spalle dell’altare. 
Ciò che più colpisce è una tela raffigurante “Santa Fara che dona il modellino della città cinquecentesca a Sant’Antonino”. 
Se ci si sposta sul lato destro, nella cappella sigillata dallo stemma dei Peretti-Montalto, troviamo una pregiatissima opera d’arte scultorea rappresentata da un tabernacolo in alabastro di Volterra alto circa un metro e mezzo. 
Secondo quanto affermato dalla memoria di un antico abitante di Fara, tale scultura viene attribuita alla scuola di Jacopo Barozzi detto “Il Vignola”. 
Un ultimo enigma a noi noto e che la tradizione vuole “macabro”, è rappresentato dal “Crocifisso di Cristo”. 
È di pregiata fattura e molto dettagliato nei particolari ma la tradizione narra di un suo rivestimento in vera pelle umana.

Testo: Associazione Turistica Pro Loco Fara in Sabina
Foto: Carlo Coccia e Associazione Turistica Pro Loco Fara in Sabina

 

Tipologia: sito religioso e borgo medievale
Sito visitabile: internamente ed esternamente
Indirizzo:Via del Monastero n.1, 02032 Farfa in Sabina (RI) 
Orario: mattina 10:00 - 11:00 - 12:00 pomeriggio 15:00 - 16:00 (martedì chiuso) 
Prenotazione visite: Comunità Benedettina Tel. 0765.277065 (centralino); Skype: farfaturismo; E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. 
Sito webAbbazia di Farfa - Comunità Benedettina
Geolocalizzazione: 42° 13' 16.87'' N, 12° 43' 5.15'' E

L'abbazia di Santa Maria di Farfa è un monastero della congregazione benedettina cassinese, che prende il nome dall'omonimo fiume (il Farfarus di Ovidio) che scorre poco lontano e che ha dato il nome anche al borgo adiacente l'abbazia.
Si trova nel territorio del comune di Fara in Sabina.
L'abbazia crebbe in importanza e considerazione e ricevette elargizioni, privilegi, esenzioni, da parte di imperatori e papi e diventò così una vera potenza interposta fra il patrimonio di Pietro ed il Ducato di Spoleto.
Farfa era un'abbazia imperiale, svincolata dal controllo pontificio, ma vicinissima alla Santa Sede.
L'abbazia conserva tuttora alcune testimonianze di architettura carolingia uniche in Italia che si possono distinguere nella base dell'unico campanile a noi giunto e nel muro perimetrale alla base dello stesso, dove si distinguono, perfettamente conservate, le caratteristiche lesene. Il resto del campanile con le trifore è opera di un periodo successivo.
All'interno del monastero, che si articola attorno al chiostro, sono esposti molti pezzi di struttura medievale.
E fra questi una lapide relativa all'Abate Sicardo (IX secolo), ritrovata- nel 1959- nella chiesa dove all'epoca era stata riutilizzata.
Alla base della torre abbaziale sono stati rinvenuti degli affreschi medievali.
È annessa all'abbazia la biblioteca statale dove si possono trovare molti volumi (inclusi manoscritti, codici ecc.) che in tempi difficili non andarono in altre sedi.
Intorno l'abbazia, sorge il suggestivo Borgo di Farfa, abitato da poche decine di persone. Nel borgo sono presenti caratteristici negozi per lo più artigianali, e con prodotti tipici.
Se siete attrezzati e disposti a proseguire la scoperta delle bellezze di Fara facendo un pò di archeotrekking, il monte Acuziano è quello che fa per voi.
La salita sul monte può avvenire in due modalità: lunga e corta, ma il risultato sarà emozionante lo stesso.
Scegliete in base al vostro allenamento, munitevi di calzature ed abbigliamento idoneo e lasciate che l'ascesa vi stupisca. 
Il percorso lungo parte da Farfa, dal punto più in alto a ridosso della provinciale 41 mentre il corto ha inizio dalla località Quattro Venti. 
In entrambi i casi vi consigliamo di documentarvi bene e di non avventuravi al di fuori del percorso bianco/rosso segnato dal CAI.
La salita prevede il passaggio nella parte più boscosa del territorio comunale per poi aprirsi in alto in una radura che scopre a tutto tondo l'alto Lazio, dalla cupola di San Pietro ben visibile fino al Terminillo, ai confini con Umbria e Abruzzo.
Curiosità: in cima al monte si trova un edificio sorprendente, quello che doveva essere la nuova abbazia di Farfa, in forma fortificata, voluto dai monaci farfensi in un documento del 29 maggio 1097.
Si tratta del tentativo di costruire l'ultimo (in termini geografici) baluardo filoimperiale nella lotta tra i papi riformatori e gli imperatori.
In questa contesa molto aspra, Farfa si posiziona da sempre a servizio della dinastia germanica e crede con questa costruzione, di sancire il passo per diventare il fulcro antipapale durante la lotta per le investiture.
Mai terminata, la struttura non ha avuto altre particolari destinazioni se non essere in parte abitata e fungere da ispirazione per quei monaci che nel tempo sposarono la vita eremitica, collegandola anche ad un romitorio costruito su resti romani.
Non ci sono particolari segreti per godere di un soggiorno turistico a Fara in Sabina se non quello di impostare la permanenza andando a cercare l'anima del luogo, quel semplice equilibrio che rende genuino e accessibile il nostro territorio, come se ci si vivesse, lasciarsi guidare dalla curiosità, cercando nei luoghi e nelle persone che si incontrano, la possibilità di essere faresi per un pò.

Testo: Associazione Turistica Pro Loco Fara in Sabina
Foto: Carlo Coccia

 

Tipologia: sito religioso
Sito Visitabile: esternamente ed internamente durante l’orario delle messe. 
Indirizzo: Via Montecavallo n. 33, 02039 Toffia (RI) 
Sito webToffia tra Arte e Storia
Geolocalizzazione: 42°12'43.2"N 12°45'00.3"E

In origine la chiesa era il “Palatium” ove risiedeva il signore feudatario del nascente “castrum Tophiae”. Si tratta di un grande edificio che sorge sul punto più alto del costone roccioso. 
Il “Palatium” era probabilmente un edificio strutturato intorno ad un cortile interno che oggi è la navata principale della chiesa. Su di un lato era posto il “Maschio”, una torre di sezione quadrata impostata su una base contraffortata che oggi ha la funzione di campanile a seguito di una sopraelevazione realizzata nel tardo cinquecento con mattoncini in stile michelangiolesco.
La trasformazione in chiesa avviene agli inizi del XVI secolo. Secondo alcune fonti la cerimonia di fondazione della prima pietra va attribuita al nipote di Papa Giulio II, il Cardinale Galeotto Franciotti della Rovere, titolare di San Pietro in Vincoli e vice cancelliere dello Stato Pontificio.
L’inaugurazione della chiesa avvenne il giorno 2 luglio 1507 (giorno dedicato alla festa della Visitazione).
Pertanto alla Madonna sono particolarmente dedicati altari e cappelle. Tra quest’ultime nella navata destra la “Madonna del Rosario”, mentre a sinistra a fianco dell’altare c’è l’importante Cappella denomina “Madonna del Carmelo”.
Il nome di questa deriva da un dipinto posto nell’ovale della volta che rimase distrutto nel 1703 durante un terremoto e che doveva trattarsi di una raffigurazione di Madonna del Carmelo.
Attualmente restano poche tracce del dipinto. La cappella ha avuto diversi interventi nel tempo per il tramite di varie famiglie importanti di Toffia fino a quando assunse la forma definitiva per opera della famiglia Falcone che affida i lavori di decorazioni ed affreschi al famoso pittore sabino Vincenzo Manenti.
Alla sua mano sono attribuiti, nei diversi scomparti rettangolari nell’arco della cappella, San Pietro, Santa Lucia, San Paolo e Santa Caterina. 
A questi si aggiungono nei riquadri più grandi, all’interno, Elia e il carro di fuoco, la fuga in Egitto, l’incoronazione della Vergine.
La cappella “Madonna del Rosario” o della Speranza, si trova sulla navata di destra. L’impianto architettonico è costituito da un ordito classico con due colonne e trabeazione superiore. All’interno vi è un riquadro con dipinto.
Oltre le colonne sette riquadri delimitano la cappella dal basso verso l’alto sino all’imposta della trabeazione. 
Si tratta di riquadri a cornice in stucco che contengono ognuno un piccolo dipinto di forma quadra opera di Vincenzo Manenti o della sua bottega. 
I temi sviluppati sono quelli relativi a scene di vita della Vergine. Tra questi di particolare valore artistico L’incoronazione della Vergine e la Visitazione. 
A seguito di lavori di restauro, in altre due cappelle sono stati scoperti due affreschi inediti del tardo ‘500. Il primo rappresenta la Vergine Maria in trono, incoronata da due Angeli, il Bambino benedicente.
Il secondo rappresenta la Vergine del Rosario, cioè, seduta in trono, coronata da due Angeli e, assieme al Bambino, che, ignudo, le sta dritto in grembo, in atto di porgere rosarii al Santo e alla Santa dell'Ordine dei Predicatori.
Nel primo dipinto, la Madonna siede su di un trono alto sulla cui fronte vi è un iscrizione parzialmente leggibile. 
Termina con una data che è quella del 1584. Nel secondo dipinto la Vergine del Rosario, emerge un ritratto severo ma di grande portamento della Vergine che rende questo dipinto molto suggestivo.
Di particolare interesse è l’apparato ornamentale superiore dipinto come un baldacchino o tendaggio elegante nella forma e nei dettagli.
Tra le altre opere artistiche presenti nella colleggiata possiamo annotare la fonte battesimale di pregevole fattura e un crocefisso dipinto su legno tardo romanico rappresentante un Christus Pathiens.
colto al culmine dell'agonia nel momento della morte. Rappresenta la visione cruda e drammatica di denuncia del sacrificio estremo. Si tratta di un dipinto su tela e montato su supporto ligneo.
E’ stato trasportato qui dalla Chiesa Madonna di Loreto.

Fonte web: Toffia tra Arte e Storia 
Testo: Maurizio Pettinari
Foto: Maurizio Pettinari

 

Tipologia: sito religioso
Sito Visitabile: esternamente 
Indirizzo: Via di Castel di Dentro, 02039 Toffia (RI) 
Sito webToffia tra Arte e Storia
Geolocalizzazione: 42°12'44.2"N 12°45'03.0"E

A Toffia il noto pittore Vincenzo Manenti lavora tra il 1650 e il 1656. Più precisamente nelle chiese di Santa Maria Nova, San Lorenzo e nell’oratorio francescano delle Stimmate. 
Qui, a detta di alcuni critici, esegue una delle sue opere più belle della sua attività. Si tratta di un affresco su una parete dell’Oratorio, meglio conosciuto come Chiesa delle SS. Stimmate di San Francesco D’Assisi, appartenente alla Confraternita delle Stimmate. 
Su di una parete, riquadrato da un rettangolo e coronato da un semicerchio vi è raffigurata una composizione di figure identificabili in una “Madonna tra i Santi Lucia, Giovanni Battista, Francesco e un frate”.

Fonte web: Toffia tra Arte e Storia 
Testo: Maurizio Pettinari
Foto: Maurizio Pettinari