Fara in Sabina
Borgo a forte vocazione turistica grazie ai suoi incantevoli panorami, Fara in Sabina vanta origini antiche celebrate dai musei, dalle opere d’arte e dalle numerose testimonianze presenti dell’eredità medievale.
La cittadina si presenta al visitatore con il suo caratteristico aspetto rinascimentale che ogni tanto si apre per lasciarci apprezzare resti medievali ed addirittura di epoche ben più antiche.
Posizionato su di un’altura a dominio delle valli del fiume Tevere e del fosso Corese, il capoluogo tramanda da secoli le espressioni artistiche delle grandi stagioni farensi grazie alle case in pietra, ai vicoli, alle scale, alle suggestive piazzette, ai palazzi, ai monasteri e ai luoghi di culto che testimoniano i periodi in cui il Borgo di Fara assunse la massima importanza.
La ricchezza del Comune di Fara in Sabina è rappresentata da un territorio vasto composto da tanti borghi, autonomi in passato, ma ora uniti per formare un percorso turistico a tappe che si orienta tra arte, natura, archeologia e, non meno importanti, tradizioni enogastronomiche.
Sarà, probabilmente, per la particolare posizione geografica che, verso il VI secolo d.C. i “Longobardi” (Fara, infatti, in longobardo significava CLAN) vi presero dimora e che il suo castello era stato costruito già allo scoccare dell’anno mille.
Nel corso dei due secoli successivi passò di mano in mano, legando la sua storia a personaggi di non secondaria importanza.
Nel 1050 l’abate Berardo I annesse il Castello di Fara sotto il controllo dell’Abbazia di Farfa.
Successivamente fu la volta della famiglia feudale dei Crescenzi Ottaviani, ma nel 1082 l’imperatore Enrivo IV, in visita a Farfa, riconquistò il castello per restituirlo al patrimonio dei monaci. Fara Sabina conobbe poi l’epoca delle libertà comunali per diventare successivamente feudo dei Savelli.
Nel 1461 fu espugnata dal più grande condottiero di ventura dell’epoca, Federico da Montefeltro (soldato umanista che si dice possedesse la più preziosa biblioteca rinascimentale italiana) per ricondurre i Savelli a più miti consigli nei confronti del Papa.
Nei secoli successivi il castello passò di mano in mano tra le famiglie che via via si andavano affermando sulla scena romana: la Famiglia Orsini, la Famiglia Farnese, la Famiglia Della Rovere e la Famiglia Colonna.
A partire dal XIII secolo, l’impianto urbano si estese al di fuori del Castrum.
Fu costruita la chiesa di Sant’Antonino poi ampliata nel ‘500. Nel ‘300 seguì la chiesa di San Giacomo poi trasformata nel suo attuale stile barocco.
A questi sacri edifici si aggiunsero il convento di San Francesco, nel ‘500, ed il complesso di San Fiano.
Nel 1672, invece, il castello/convento divenne, su ispirazione di suor Francesca Farnese e ad opera del Cardinale Francesco Barberini, quel Monastero delle Clarisse Eremite che ancora oggi permea Fara del suo particolare misticismo.
L’importanza del borgo in termini amministrativi ed i cospicui mezzi delle sue maggiori famiglie, hanno anche consentito lo sviluppo di un importante architettura civile sicché le vie di Fara Sabina ospitano palazzi patrizi che per numero e fattura la rendono unica in Sabina.
Spiccano Palazzo Orsini (Via della Repubblica), del 1400 e con le particolari finestre recanti la rosa simbolo della famiglia Orsini; Palazzo Brancaleoni (Piazza del Duomo), sede del museo archeologico.
Da ultima va citata la deliziosa Cisterna a edicola in Piazza del Duomo, considerato il simbolo di Fara, fu costruita, come dice l’incisione, “per pubblica utilità” dalla Famiglia Farnese nel 1588.
Secondo i nostri avi si racconta che, a partire dalla rocca di Fara Sabina, si potevano contare 92 tra paesi e borghi e che d’inverno, con l’aria tersa, lo sguardo si poteva spingere fino al Gran Sasso.
Potrebbe essere così ma sicuramente Fara è la più bella terrazza naturale sulla Sabina.
Fara è posta sul primo bastione roccioso che chiude la valle del Tevere verso Rieti e con i suoi 480 metri di altitudine le consentono di dominare l’intera vallata verso Roma.
Con l’ausilio di un binocolo e con il cielo di un azzurro intenso, è possibile percepire, giù verso l’orizzonte, il profilo del Cupolone. È veramente inconfondibile.
Dal Belvedere di Piazza del Duomo i profili di Palombara, Sant’Angelo, Monterotondo, Capena scorrono uno ad uno.
Da Porta Forcina, viceversa, il Terminillo di staglia quasi ad un passo e tra esso e la rocca di Fara si distendono i più noti borghi sabini: Poggio Mirteto, Montopoli, Salisano, Toffia, Poggio Nativo e così via, contando fino a 92 tra paesi e borghi così come narravano i nostri antenati.
Sito ufficiale del Comune di Fara in Sabina: clicca qui
Testo:Associazione Turistica Pro Loco Fara in Sabina
Foto: Carlo Coccia, Associazione Turistica Pro Loco Fara in Sabina, Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
Contigliano
Il castrum di Contigliano si erge ai margini della conca reatina, sul versante dei Monti Sabini, nei pressi di un’area già abitata in epoca romana come testimoniano i resti rinvenuti presso la località Colle d’Oro.
Le origini medievali, documentate fin dal XII secolo, sono evidenti nella struttura del centro abitato che conserva la cintura difensiva.
Tra gli edifici più importanti si trovano il secentesco Palazzo Tiberi, Palazzo Tiburzi e la Collegiata di San Michele Arcangelo dalle eleganti forme barocche, completata a metà del ‘700 dopo l’abbandono dell’antica pieve di San Lorenzo.
Sito ufficiale del Comune di Contigliano: clicca qui
Fonte: Animaeacqua Associazione Culturale
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
Greccio
Greccio, oltre a costituire una tappa fondamentale della Via di Francesco, rappresenta un punto di snodo di quell’antico percorso che dall’Umbria conduceva alla Sabina e alla valle del Tevere attraverso i Monti Sabini lungo la via del Tancia.
L’origine di Greccio è legata al processo di ricomposizione dei fondi farfensi a partire dall’XI secolo, in seguito al quale la popolazione andò a concentrarsi in castrum di nuova fondazione.
L’antico borgo medievale, arroccato a 705 metri di altitudine sulle pendici del Monte Lacerone, conserva intatta la sua struttura, tipica di un castrum fortificato, nella quale spiccano i resti del Castello, risalente all’XI secolo.
Nella parte più elevata del colle si erge la Chiesa Parrocchiale di S. Michele Arcangelo.
Poco distante dalla chiesa si erge la Torre Campanaria, edificata nel seicento sui resti di una delle due torri sopravvissute, tra le sei che presidiavano l’antica cinta muraria medievale.
Sulla piazza principale si trova la Chiesa barocca di S. Maria del Giglio.
A pochi metri dal centro storico di Greccio, sorge il Museo della Natività che conserva presepi artistici provenienti da diverse parti del mondo.
In cima al Monte Lacerone, a 1205 m di altitudine, si trova la Cappelletta di San Francesco, dalla quale si può ammirare lo spettacolare panorama sulla pianura reatina e sul massiccio del Terminillo.
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Fonte: Animaeacqua Associazione Culturale
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
Colli sul Velino
A ridosso della Via Ternana sono diversi i punti d’interesse che valgono una deviazione rispetto al tracciato della Cammino di Francesco.
Per esempio il centro di Colli sul Velino, caratterizzato dalla splendida posizione che domina la pianura reatina, e il vicino lago di Ventina.
Nel territorio comunale inoltre, in località Grotte S. Nicola, si trova la c.d. Villa d’Assio, imponente villa rustica romana identificata dalla tradizione letteraria come la villa del Senatore Assio, contemporaneo di Cicerone.
Nel 54 a.C. il grande oratore, chiamato a difesa dei reatini in una delle cause loro intentate dai cittadini di Interamna (oggi Terni) per la “questione delle Marmore”, visitò la villa di Assio descrivendone le meraviglie.
Fonte: Animaeacqua Associazione Culturale
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”