Colli sul Velino

A ridosso della Via Ternana sono diversi i punti d’interesse che valgono una deviazione rispetto al tracciato della Cammino di Francesco.
Per esempio il centro di Colli sul Velino, caratterizzato dalla splendida posizione che domina la pianura reatina, e il vicino lago di Ventina.
Nel territorio comunale inoltre, in località Grotte S. Nicola, si trova la c.d. Villa d’Assio, imponente villa rustica romana identificata dalla tradizione letteraria come la villa del Senatore Assio, contemporaneo di Cicerone.
Nel 54 a.C. il grande oratore, chiamato a difesa dei reatini in una delle cause loro intentate dai cittadini di Interamna (oggi Terni) per la “questione delle Marmore”, visitò la villa di Assio descrivendone le meraviglie.
Fonte: Animaeacqua Associazione Culturale
Foto:
Riserva Naturale Regionale dei Laghi Lungo e Ripasottile
Tipologia: Riserva Naturale
Sito visitabile: si
Orario:Tutti i giorni compresi i Festivi
Per info: tel.0746 200999 Sede centrale di Rieti – Indirizzo: Via A. Manzoni, 10 - Rieti; tel.0746 644040 Centro Visite di Ripasottile - Indirizzo: Loc. Lanserra - Colli sul Velino (RI)
Sito web:http://www.parchilazio.it/laghilungoeripasottile
Geolocalizzazione: 42°24'16.9"N 12°50'49.0"E
I Laghi Lungo e Ripasottile rappresentano ciò che rimane di quello che dalle fonti classiche è indicato come l’antico Lacus Velinus.
Risale al III secolo a.C. la prima grande opera di bonifica della valle reatina, seguita all’annessione della Sabina a Roma, attuata dal console romano Manio Curio Dentato.
Il c.d. canale curiano, oltre a generare la cascata delle Marmore, consentì il prosciugamento della piana alluvionale e un primo sviluppo delle coltivazioni e della proprietà agraria.
Dopo i frequenti impaludamenti in epoca medievale e gli ulteriori interventi di bonifica promossi dai latifondisti locali, alla fine del ‘500 la conca inizia ad assumere l’assetto attuale.
Luogo ideale per il birdwatching nel periodo dei passaggi migratori, la Riserva offre la possibilità di scoprire l’unicità di questo ambiente lacustre attraverso le attività della Stazione di Inanellamento.
Operante dal 2001 nell’individuare le specie che frequentano il territorio e le rotte di migrazione, le aree di sosta e la biologia degli uccelli, la stazione è attualmente impegnata nel Progetto Nazionale "MonITRing" dell'ISPRA.
Fonte: Animaeacqua Associazione Culturale
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
Labro
Feudo delle famiglie dei Nobili e dei Vitelleschi, il borgo di Labro si affaccia sul Lago di Piediluco.
Dopo lunghi anni di abbandono il borgo ha trovato nuova vita grazie alla sapiente opera di restauro intrapresa tra gli anni ’80 e ’90 dall’architetto belga Ivan Van Mossevelde.
Nel borgo si entra attraverso la Porta Reatina, sormontata dall'arco a tutto sesto.
Tra i siti di maggiore interesse si trovano il Palazzo Nobili Vitelleschi, ricostruito nel 1400 includendo il cassero preesistente e Palazzo Crispolti.
Proseguendo verso la parte alta del paese si arriva alla Chiesa Santa Maria Maggiore, eretta in collegiata nel 1508.
Fuori dal centro abitato, presso il cimitero, si trovano la Chiesa di Santa Maria della Neve e il complesso conventuale dei Francescani Osservanti che qui si insediarono alla fine del XVII secolo.
Sito ufficiale del Comune di Labro: clicca qui
Testo: Animaeacqua Associazione Culturale
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
Poggio San Lorenzo
Situata nella Sabina, nell’alto bacino del fiume Farfa, occupa una posizione abbastanza favorevole nell’ambito del sistema regionale dei collegamenti: ad appena un chilometro di distanza, infatti, corre la strada statale di grande comunicazione n. 4 Salaria, che collega la capitale con la costa adriatica passando per Rieti e Ascoli Piceno.
Nei pressi dei resti di quelle che furono, almeno così si narra, le Terme dell’imperatore Tito (località Valle Gemma), si può ammirare in tutta la sua magnificenza un Leccio secolare. A torto o a ragione la popolazione locale ne va fiera, sostenendo che sia il leccio più grande d’Europa.
Certamente il leccio di Poggio San Lorenzo merita a pieno titolo la fama che gli viene attribuita. Sempre fuori dal paese si trova la chiesa della Madonna dei Penitenti.
Sito ufficiale del Comune di Poggio San Lorenzo: clicca qui
Testo: Associazione Culturale Cammini dell’Arte
Foto: Associazione Culturale Cammini dell’Arte e Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”
- Madonna dei Penitenti e grotte
- Il frantoio di Capofarfa
- Chiesa di San Lorenzo Martire
- Chiesa di San Michele Arcangelo
- Il leccio secolare e le Terme di Tito
Poggio Nativo

Il compreso è racchiuso a nord dalle Valli del Farfa e a sud dall'affluente Fosso Riana.
Con una popolazione di 2.623 abitanti, ha una superficie di 16,50 kmq e un’altitudine di 415 m.s.l.m. Le numerosi frazioni sono: Brulla, Capolli, Carlo Corso, Casali, Casesparse, Collano, Cornazzano, Macaiola, San Benedetto, e Monte Santa Maria (acquisito a Toffia nel 1949).
Il centro storico, dalla caratteristica struttura a fuso, è collegato tramite via Roma (1 km circa) alla Via Mirtense.
Rinvenuti nella zona numerosi reperti romani di ville patrizie.
La morfologia collinare tipica sabina, consente un ottimo impianto di olivi (Olio DOP Sabino) dalle diversificate cultivar.
Presenti anche vite e grano.
L'alto sperone di roccia su cui si trova Poggio Nativo, durante le invasioni barbariche divenne rifugio per gli abitanti del posto.
A Donadeo, vassallo dei Conti di Sabina e discendente sembrerebbe della famiglia romana Crescenzi Stefanini, si fa risalire la costruzione del castello, dotato di cinta fortificata e bastioni (1055).
Nei secoli, i rapporti tra l'Imperiale Abbazia di Farfa e i vari proprietari filo papali del Castrum, furono caratterizzati da violenti contrasti per la proprietà di vasti territori sabini.
Documenti storici provano che nel 1159 l'ultimo discendente dei Conti di Sabina, Rainaldo di Sinibaldo, donò il castello alla Camera Apostolica (papa Adriano IV).
Nel 1300, con varie vicissitudini, la proprietà del castello passò dalle monache di San Paolo, ad Andreuccio da Palombara e poi ancora all'Abbazia di Farfa.
Agli inizi del XV secolo i Savelli lo occuparono per crediti non corrisposti dalla Chiesa. Ma questa, in breve, confiscò il feudo e distrusse l'abitato come ritorsione verso i Savelli per il loro parteggiamento con gli Angioini contro gli Aragonesi nella contesa per il Regno di Napoli.
Nel 1438 venne acquistato da monsignor Giorgio Cesarini, trasferito successivamente ai Della Valle, e infine al Capitolo Vaticano.
Nel 1480 i Savelli ne tornarono in possesso grazie a una donazione di papa Sisto IV. Nel 1625 Urbano VIII lo eresse a ducato, ma nel 1633 una crisi finanziaria costrinse i Savelli a venderlo ai Borghese che lo detennero fino al 1816 quando rinunciarono al feudo.
Poggio Nativo divenne così governo di secondo ordine sotto l'amministrazione di Fara Sabina.
Con l'annessione al Regno d'Italia del 1860, il comune venne incluso nella provincia di Perugia; successivamente passò in quella di Roma ed infine (1927) in quella di Rieti.
Nella Frazione Casali di Poggio Nativo, (percorso segnato della Via di Francesco), si incontrano alcuni resti del Castrum medievale di Archipiglione (lato sinistro dell'omonima via che raggiunge -tramite via Carlo Corso - il comune di Toffia) e quello di Santa Balbina (all'incrocio di Via Carlo Corso con la SS 4 Salaria).
Importante, anche se distante dal percorso della Via di Francesco, è il convento San Paolo di Poggio Nativo (42°13'12.3"N 12°48'02.1"E).
Costruito dall'Abbazia di Farfa nel XIII secolo per le monache benedettine o agostiniane, fu oggetto di restauri e ampliamenti nel corso dei secoli (ritrovamenti di sepolture e tegole di terracotta fanno presumere che nelle vicinanze esistesse una villa romana).
Nel 1460, prima dell'assedio da parte delle milizie pontificie contro gli Angioini asserragliatisi nella rocca di Poggio Nativo, Papa Pio II ordinò il trasferimento delle suore a Roma.
Dopo dieci anni di completo abbandono, Pio II (1471) decise di cederlo ai frati Minori Osservanti di San Francesco "perchè abitaldolo ne evitassero la ulteriore rovina".
L’opera di ristrutturazione ed ampliamento, con l'aiuto della popolazione, fu ultimata nel 1482. Nel 1596 passò ai Padri Riformati di San Francesco.
Nel 1698 circa (dopo 26 anni di lavoro) il Convento disponeva di due dormitori (31 stanze complessive), numerose officine sui tre livelli dell'edificio e una libreria di 685 di testi che aumentarono nel tempo.
Oggi, ben conservati, possiamo ammirare i magnifici scanni in legno intarsiato del Coro, marmi con mosaici di fattura cosmatesca e affreschi di pregevole fattura.
Sito ufficiale del Comune di Poggio Nativo: clicca qui
Fonte web: Comune di Poggio Nativo; SIUSA archivi Beni Culturali; VisitaLazio;
Testo:Giuseppina Nucci
Foto: Alberico Ceccarelli